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Tante bare bianche senza un nome e con un numero: la continua strage dei viaggi della speranza verso l'Italia

Le tragedie nel Mediterraneo, nel 2015 morirono oltre 700 persone

Marco Maffettone

13 Agosto 2025, 17:03

++ Naufragio: Letta, vergogna i superstiti indagati ++

In un frame il presidente della Commission Europea, Jose' Manuel Barroso depone una corona di fiori su una delle bare all'interno dell'Hangar di Lampedusa, 9 ottobre 2013. ANSA/RAINEWS24 ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

Un bilancio esatto delle migliaia di vite finite in fondo al Mediterraneo è impossibile da definire. Negli anni si sono succeduti episodi tragici, i cui contorni, alla luce anche delle frammentarie notizie arrivate dai superstiti, restano labili. Numeri parziali - come quelli relativi alla sciagura di oggi - che raccontano le storie di tantissimi migranti che hanno cercato di raggiungere, senza riuscirci, le coste europee.

La scia di morte

Dalla tragedia di Lampedusa del 2013, alla 'strage dei bambini', fino a quella del 2015 nello Stretto di Sicilia, costata la vita ad almeno 700 persone, e più recentemente alla vicenda di Cutro: negli ultimi venti anni il fondale del Mediterraneo si è trasformato in un immenso cimitero. Il 3 ottobre di 12 anni fa, perdono la vita a Lampedusa 368 persone; la foto delle bare allineate in un hangar fece il giro del mondo. Solo otto giorni dopo, si rovesciò un’altra imbarcazione. A bordo c'erano in maggioranza rifugiati siriani. Delle 268 vittime del naufragio, 60 erano bambini.

Nell’estate del 2014 si registrano altri due episodi: nel luglio di quell'anno affonda un gommone con 101 persone a bordo. Un mercantile ne salva 27, le altre 74 risultano disperse. Ad agosto, le vittime sono 200, davanti alle coste libiche. Molti i cadaveri recuperati sulla spiaggia.

Il 2015 segna la sciagura con il bilancio più tragico: il 18 aprile, il sovraffollamento e le manovre errate a bordo di un peschereccio in cui sono stipati in ogni buco centinaia di persone, sono le cause che portano all’ennesimo naufragio nel Canale di Sicilia. Muoiono almeno 700 persone, anche se alcuni testimoni parlano di 900 migranti a bordo. Solo 28 i superstiti di un evento che resta numericamente il più drammatico.

Nel 2016 naufraga un barcone con circa 500 migranti a bordo, quasi tutti dispersi nel Mediterraneo, partito dalla Libia e diretto verso l’Italia. Nel giugno di quell'anno, in Libia, nella città costiera di Zuwara, 25 chilometri di spiaggia si ricoprono di cadaveri di migranti: sono almeno 117 i corpi ritrovati. A novembre, 239 persone muoiono in due naufragi al largo della Libia. Nel maggio del 2017, almeno 113 persone risultano disperse in mare dopo l’affondamento di un gommone al largo di Al Zawiyah. La Guardia costiera libica e alcuni pescatori riescono a salvare solo 7 persone.

Bilancio drammatico anche il primo settembre del 2018: più di 100 morti, tra cui 20 bambini, nel naufragio di due gommoni partiti dalle coste libiche. Nell’agosto del 2020, almeno 45 migranti perdono la vita in un naufragio al largo delle coste della Libia. È il peggiore episodio dopo che la pandemia aveva rallentato le partenze. Il 23 aprile del 2021, 130 persone annegano, sempre al largo delle coste libiche, dopo due giorni su un gommone in balia del Mediterraneo in burrasca. Due anni dopo, il 25 febbraio del 2023, la strage di Cutro, con almeno 180 vittime: un caicco partito dalla Turchia si arenò su una secca a poche decine di metri dalla costa calabrese. L'impatto e il mare mosso provocarono il rovesciamento del natante.