Cronaca
Torna a casa il piccolo siciliano bloccato a Teheran sotto le bombe israeliane
Mamma Farzan è riuscita a raggiungere Baku in Azerbaigian dove ha riabbracciato Salvatore, il medico originario di Piazza Armerina che aveva lanciato un appello
È un abbraccio che scioglie la tensione e lo spavento degli ultimi giorni quello tra Salvatore e Farzan questa mattina a Baku. Con loro il figlioletto di 18 mesi che la mamma, architetta 36enne iraniana, aveva portato in Iran a conoscere i nonni per poi ritrovarsi bloccata, sotto le bombe israeliane. Il suo compagno, ginecologo 42enne originario di Piazza Armerina, Salvatore Polito che lavora a Parma, aveva subito lanciato un appello per far sì che rientrassero e grazie al lavoro delle ambasciate, della Farnesina, finalmente la famiglia si è riunita e nelle prossime ore sarà su un volo per Milano Malpensa che li riporterà in Italia.
Farzan è riuscita a lasciare l’Iran col suo bimbo di 18 mesi insieme al secondo gruppo di italiani, via Azerbaigian, che la Farnesina ha potuto evacuare dal Paese in guerra. Per lei, cittadina iraniana, sono state ore di angoscia ancora maggiore.
«Perché dovevano coincidere i visti di ingresso e uscita», spiega all’ANSA Salvatore Politi, ma alla fine – dopo uno stallo al confine di quasi sette ore, dopo un viaggio via terra altrettanto estenuante – la situazione si è sbloccata. «Ce l’abbiamo fatta», sono le prime parole che Farzan gli ha detto stamattina quando si sono finalmente riabbracciati a Baku.
«Ma non era un “ce l’abbiamo fatta” di gioia. Era un misto di stanchezza e anche dolore. Sono stanchissimi, il piccolo si sta addormentando qui in braccio. Lei è molto provata», ha raccontato Salvatore. «Sentivano le bombe a Teheran. Non abbiamo mai pensato non fosse sicuro partire, c’erano colloqui di pace. Lei ha lasciato, sfollata, tutta la sua famiglia». «Vogliamo ringraziare tutti – sottolinea Farzan in un video alla Tgr Rai dell’Emilia-Romagna – tutti gli amici di Parma, chi ci ha dato aiuto, i giornali, il Governo, il Comune, tutti quelli che ci hanno aiutato in ogni modo. Sono molto preoccupata per i miei genitori e per chi è rimasto in Iran e per la situazione in Iran, non vediamo l’ora domani di essere in Italia». E il sindaco di Parma, Michele Guerra, già li aspetta in municipio: «Mi sono reso conto una volta di più – ha scritto sui social – quanto queste guerre siano in realtà così vicine anche a noi».
Per Salvatore e Farzan ora c’è voglia di normalità, anche se non sarà facile visto che la donna lascia a Teheran, sfollata, praticamente tutta la sua famiglia. Nel viaggio, ribadisce Salvatore, Farzan e bimbo non sono mai stati lasciati soli. «Aiutati da tutti, anche dagli altri italiani che venivano evacuati». E adesso «c’è questo sentimento doppio – spiega – di felicità e dispiacere, di stanchezza. Ora ci vogliamo solo riprendere».
«Non si poteva immaginare una cosa del genere. Sono stato vittima anche dei leoni da tastiera, tutti esperti di geopolitica – dice con rammarico Salvatore – sommerso di insulti online. Non ho mai pensato che l’Iran non fosse sicuro, mai pensato di mettere in pericolo la nostra famiglia». Adesso resta l’angoscia per i parenti della donna. «Non lo possiamo capire come si sente lei. La sua famiglia è in un Paese in guerra».
Sono già rientrati in Italia invece una signora italiano-iraniana con la sua bimba di 9 anni, sempre rientrate via Baku e atterrate a Fiumicino. «Sono stati giorni difficili. Abbiamo avuto molta paura e visto esplosioni vicino a dove abitavamo. È stato poi difficile arrivare a Baku. Ora, per fortuna, siamo qui», ha detto la donna. Negli occhi ancora la paura vissuta in questi ultimi giorni ma anche il sollievo di essere tornate a Roma, dove vivono, e di aver abbracciato il marito. Sorridente e felice la bimba, stretta al suo maxi pupazzo: «Si chiama Zucchero filato e sono contenta di essere di nuovo a casa».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA