Un carcere siciliano su due “soffre” il sovraffollamento

Di Fabio Russello / 24 Dicembre 2015

La parola magica è quella che chiamano vigilanza dinamica. Il detenuto – a meno di particolari condizioni – sta sì in carcere ma pochissimo in cella. Un’ora d’aria che insomma si dilata a diverse ore. Se poi a questo si aggiungono i risultati dello svuota carceri del 2010 c’è una parziale risposta al perché la questione del sovraffollamento degli istituti penitenziari siciliani sia – almeno nelle cifre complessive – pressoché un ricordo.

 

E i numeri del ministero della Giustizia dicono in effetti che, al 30 novembre scorso, nei 23 istituti siciliani (tra case circondariali e case di reclusione) vi siano reclusi in tutto 5745 detenuti, mentre la capienza complessiva è di 5833 posti. Ma la cifra su base regionale non dà l’esatta situazione di sovraffollamento che è invece presente in quasi la metà, 11 su 23, degli istituti penitenziari siciliani: ad Agrigento (dove ci sono 359 detenuti mentre i posti sono 276), a Caltanissetta (246 detenuti per 181 posti), Gela (75 anziché 48), Catania Bicocca (254 anziché 138), Giarre (66 invece che 58), Piazza Armerina (68 detenuti per 45 posti), Termini Imerese (98 anziché 84), Ragusa (164 anziché 139), Augusta (474 detenuti per 372 posti), Siracusa (456 anziché 330) e Trapani (dove ci sono 372 detenuti in un struttura che ne dovrebbe contenere 358). E inoltre il dato complessivo regionale è «influenzato» dal conteggio dei 424 posti dell’ex ospedale psichiatrico giudiziario di BarcelloL na che al 30 novembre aveva però solo 183 detenuti. E va anche considerato che tra i 5745 detenuti rinchiusi nelle carceri siciliane vi sono compresi anche 1203 stranieri (e 120 donne).

 

Ma di contro vi sono istituti che non scoppiano: a San Cataldo vi sono 76 detenuti mentre la capienza è di 113, all’Ucciardone a Palermo vi sono 344 detenuti mentre i posti sono 572 e a Noto dove il carcere ha 182 posti ma vi sono solo 149 detenuti e a Messina i detenuti sono 194 e i posti 302. «Ma le statistiche del ministero – ha spiegato il segretario regionale del Sappe, il sindaco autonomo di Polizia penitenziaria Calogero Navarra – sono una cosa mentre la situazione sul campo è un’altra». E infatti il problema non è solo il sovraffollamento ma anche la carenza di personale.

 

«A Bicocca – spiega Navarra – sulla carta ci sono 220 unità assegnate, ma 120 sono state distaccate al nucleo traduzioni e piantonamenti. In Sicilia dovrebbero esserci 4300 agenti di polizia penitenziaria ma siamo in tutto circa 3500 compresi quelli distaccati per fare altre servizi e quindi all’interno delle carceri siamo molto meno di 3500». La svolta è arrivata dopo il richiamo dell’Ue sulla situazione delle carceri in Italia. «E infatti anche per ovviare a quel richiamo – spiega Navarra – c’è la vigilanza dinamica dove praticamente, per capirci, l’ora d’aria dura anche 15 ore. Ma questo crea problemi di altro genere. Sono ad esempio in aumento anche le aggressioni al personale, oltre che la piaga dei suicidi (l’ultimo al Pagliarelli domenica scorsa, ndr) e pure le evasioni (l’ultima a Trapani, ndr) ».

 

E al di là dei numeri complessivi, che sulla carta danno una situazione non più di emergenza (basta pensare che i detenuti nel febbraio del 2013 erano 7111, mentre il 31 maggio del 2010 erano 8138) vi è la questione strutturale. «Ad Agrigento – spiega Navarra – hanno appena chiuso un reparto, dove c’erano i detenuti in isolamento, perché ci sono infiltrazioni e bisognava mettere stracci e così il magistrato di sorveglianza l’ha fatto chiudere. Senza contare che in qualche istituto c’è stato anche un allarme salmonella».

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