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«Via i mafiosi dalle processioni», vescovi siciliani in campo con l’Antimafia

Firmato un protocollo tra la Cesi e la Commissione per "monitorare" i portatori delle vare

Di l'accordo |

«L’apparato sistemico-mafioso tende ad essere alternativo allo Stato ma anche alla Chiesa. I mafiosi si costruiscono un Dio a prescindere da quello che dice la Chiesa. Con questo protocollo vogliamo collaborare con le Istituzioni su tutti i campi e mette nero su bianco quello che già facciamo per fermentare la mentalità antimafiosa. Bisogna stare sempre all’erta – anche se non vedo che tutte le componenti della società lo siano – perchè il Dna della mafia non sembra sia cambiato e nulla vieta che i mafiosi tornino ad uccidere in grande stile. Abbiamo bisogno di parlarne nelle piazze e nei momenti sociali. Ecco perchè tutti i vescovi siciliani hanno approvato questo protocollo. C’è la volontà della Chiesa di andare avanti nell’impegno che si siamo dati».

Lo ha detto monsignor Antonino Raspanti, presidente della Cesi, la Conferenza episcopale siciliana, presentando alla stampa a Palazzo Reale il protocollo di intesa firmato con il presidente della commissione regionale antimafia Antonello Cracolici.

«Per combattere la mafia in parecchie diocesi, e non solo nella mia, abbiamo cominciato a collaborare con le questure e i carabinieri – ha sottolineato Raspanti -. In occasione delle feste, la Questura ci ha chiesto gli elenchi dei responsabili delle confraternite e abbiamo dovuto escludere certe persone. Certo, ci vuole coraggio per farlo e vietargli di portare le vare. Ed è per questo che anche la Chiesa, i parroci, così come i magistrati, non vanno lasciati da soli».

Il protocollo d’intesa è stato firmato da Antonello Cracolici e dal presidente della Cesi monsignor Antonino Raspanti prevede la creazione di un “Osservatorio permanente sulla diffusione della legalità” (O.PE.DI.L), composto inizialmente da 10 esperti: 5 nominati dalla Cesi e 5 nominati dalla Commissione regionale Antimafia. Si tratta di un accordo pensato per creare gli anticorpi necessari alla società civile per opporsi alla cultura della violenza e della sopraffazione, 30 anni dopo quel discorso epocale di papa Wojtyla fatto il 9 maggio del 1993 alla Valle dei Templi di Agrigento contro i mafiosi e la loro cultura della morte.

«Una Caritas della legalità – ha detto il presidente Cracolici – che servirà a rendere sistemico l’impegno per antimafia e a organizzare meglio il sistema di contrasto all’indifferenza, che è il primo esercito della cultura mafiosa. Dobbiamo realizzare delle reti di partecipazione e conoscenza per creare una cultura della solidarietà operativa in tutta la Sicilia e in grado di marginalizzare la reputazione dei mafiosi, devono sentirsi degli estranei nelle nostre comunità».

Le funzioni dell’Osservatorio, si legge ancora, sono: «Implementare e mantenere reciproci momenti di sintesi, riflessione e confronto sui temi legati alla mafia e alla criminalità organizzata in Sicilia, sulla diffusione della cultura della legalità, ponendo in essere iniziative condivise e sistemiche; promuovere in Sicilia iniziative di sensibilizzazione, nonché momenti formativi e di conoscenza del fenomeno mafioso e delle sue evoluzioni; contribuire all’individuazione e alla diffusione di linee guida e buone pratiche per la promozione ddella cultura della legalità; creare reti di collaborazione tra le realtà territoriali impegnate nell’antimafia sociale ovvero nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, nonché al supporto delle fasce fragili, in particolare negli ambienti a rischio di emarginazione sociale; favorire la realizzazione di progetti, dedicati in special modo ai minori e alle famiglie, volti a prevenire e distogliere gli individui dalla cultura mafiosa e dalle maglie della criminalità organizzata, che abbiano la capacità di contribuire allo sviluppo e al rafforzamento dell’affettività e della coscienza civica, fattori necessari ad un sano sviluppo della personalità, alla costruzione di relazioni salubri e al divenire membri attenti e attivi della comunità”. La Cesi inaugurerà due nuovi centri di aggregazione per ogni Diocesi, ai fini della diffusione della cultura della legalità e della solidarietà».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA