West Nile, dopo il caso di Catania la parola agli esperti: «Nessun focolaio umano, paziente casertano è caso eccezionale»
Il piano di sorveglianza attiva dell’Asp - con l'installazione delle trappole per le zanzare - ha registrato positività solo sugli animali
Nessun focolaio autoctono di West Nile in città e in provincia, ma resta alta l’attenzione delle autorità sanitaria con l’Asp che da decenni, ormai, mette in campo un piano di sorveglianza attiva entomologica e veterinaria per monitorare e limitare la diffusione del virus. A spiegarlo a La Sicilia è Emanuele Farruggia, direttore del Dipartimento prevenzione veterinaria dell’Asp. «Quello del paziente casertano - dice l’esperto - è un caso non correlabile ai focolai sugli animali - con il caso del cavallo in una zona di Misterbianco - perché il 74enne era da due giorni a Catania, proveniente dalla Campania e immunodepresso e a corrispondere non è neanche il periodo di incubazione. È un viaggiatore che ha avuto sintomi qui, ma che ha contratto il virus nella zona di provenienza, lì dove ci sono casi umani. Nel 2022, invece, abbiamo avuto un caso correlabile di una paziente in coma all’ospedale San Marco che viveva in una zona di acquitrini, condizioni naturali in cui si sviluppano i vettori, cioè le zanzare».
Il monitoraggio dell'Asp
La rete di monitoraggio veterinario e la collaborazione degli allevatori e dei veterinari liberi professionisti sono fondamentali per garantire un intervento efficace e rapido. «Da 15 anni l’Asp fa la sorveglianza entomologica - continua Farruggia - e abbiamo a disposizione dieci trappole nella provincia che piazziamo nei periodi ovviamente di caldo - dalla primavera alla fine dell’estate - tra cui due al porto una al Molo di Levante e l’altra in quello dei croceristi, un’altra in aeroporto e altre dove sono stati registrati focolai negli anni precedenti. Da questi sistemi preleviamo le zanzare che vengono analizzate sull’istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia: viene estratto l’Rna virale che poi viene utilizzato e si ha la conferma della circolazione virale del West Nile».
La presa in carico del paziente
«Il caso di questo paziente - dice a La Sicilia Pino Liberti, responsabile dell’Unità operativa per la gestione dei germi difficili dell’ospedale Cannizzaro - è un caso che possiamo definire eccezionale. Dovuto alla componente immunosoppressiva di un farmaco che assumeva a causa della sua patologia di base e in quanto paziente anziano. Lo abbiamo preso in carico con una sindone meningea dopo avere sicuramente contratto il virus in Campania, regione di provenienza in cui si registrano diversi casi. E ha manifestato il virus con una sintomatologia neurologica importante. Ma la malattia, di fatto, non è così, così come avviene nelle influenze comuni in cui i pazienti fragili, anziani e immunodepressi, possono avere una sintomatologia grave che può portare persino al decesso».
C’è da preoccuparsi? «In questo momento - sottolinea Liberti - non è necessario creare un particolare allarmismo perché casi autoctoni non ne abbiamo e perché la malattia di solito non si manifesta in una forma così grave. I sintomi più comuni sono febbre alta, cefalea e siccome ci sono pochi virus in circolazione nei periodi estivi, semmai bisognerebbe invitare i cittadini a fare l’esame di cui peraltro non tutti i laboratori sono attrezzati. Nel caso del paziente casertano abbiamo fatto la diagnosi al San Marco».