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Ecco il Mat, museo antropologico contemporaneo per raccontare il passato con tradizioni orali e tecnologia

Un contenitore di eventi culturali a forte trazione sociale in cui “fare rete” con il territorio. Verrà inaugurato il 24 giugno in contrada Mezzo Gregorio

Di Carmen Greco |

Visori e ceste di vimini, un vecchio scaldino da letto e una borsa calda a presa. Un trapano elettrico e uno a mano con il quale si facevano i buchi per ”cucire” i piatti rotti, un qr code e il racconto orale della “mavara” per rievocare la Sicilia esoterica delle donne “magiche”.Sta tutta in queste dicotomie l’idea chiave del nuovo Mat (Museo antropologico di Testa dell’Acqua), un progetto di Anna Raudino e Aldo Turco, archeologa lei, biologo marino lui, compagni di vita e d’avventura nella realizzazione di un piccolo museo privato nel bel mezzo del Val di Noto.

Dopo un’esperienza di lavoro di 15 anni in Australia, hanno deciso di tornare in Sicilia per trasformare un casolare di campagna in contrada Mezzo Gregorio (a 13 km da Noto) in una sorta di “hub culturale” con le radici che affondano (letteralmente) nelle grotte naturali in cui si rifugiarono i monaci bizantini perseguitati nell’Alto medioevo. Grotte occupate fino agli inizi del Novecento dalla popolazione contadina e oggi destinate – secondo il progetto del Mat (in parte finanziato dal Gal Eloro con la collaborazione esterna di Paolino Uccello, Rete museale degli Iblei e il supporto di Luana Aliano per lo studio della Cultura Bizantina) – a luogo in cui immergersi sia fisicamente che virtualmente (grazie all’utilizzo di visori digitali) per vivere con tutti i sensi la storia, grande e piccola, dei luoghi.

Una delle grotte nell’area del Mat occupate nell’Alto medioevo dai monaci bizantini

«Nella nostra area ci sono due grotte principali ma nella vallata ce ne sono almeno un centinaio – dice Anna Raudino – e non sono state nemmeno tutte mappate. Il nostro obiettivo è valorizzare un’area dal punto di vista archeologico, ricostruire la vita di questi monaci, raccontare la connessione con usi e costumi della popolazione contadina che ha vissuto nelle stesse grotte fino ai primi anni nel Novecento». L’idea è dare una prospettiva nuova e fare un passo verso il futuro interrompendo lo sfruttamento estremo che ha caratterizzato questi territori fino agli Anni Sessanta. Il filo conduttore del progetto culturale è l’acqua. I monaci realizzarono molte migliorie sul sistema idrico naturale di Mezzo Gregorio e per rendere omaggio al loro “ingegno” idraulico nell’area del Mat c’è anche una serra acquaponica. Ideata da Aldo Turco, all’interno crescono in verticale delle piante aromatiche irrigate con l’acqua depurata ricca dell’azoto prodotto dagli escrementi dei pesci rossi e delle carpe che sguazzano dentro due grandi vasconi. Un sistema di ricircolo che non spreca nemmeno una goccia e si autoalimenterà, dal punto di vista energetico, con pannelli solari.

Anna Raudino, antropologa, esperta di allestimenti museali

All’interno del casolare ristrutturato, si svolgerà la parte più “didattica”, anche se il Mat si presenta come un luogo di scambi culturali, più che un museo come lo intendiamo tradizionalmente.«Ci sono due modi di guardare un oggetto – spiega Raudino – l’idea è di raccontare “oltre” gli oggetti. La storia di Filomena che metteva lo scaldino sotto le coperte, o la storia del signor Giglio che mi ha donato diversi pezzi dicendomi “te li regalo, forse con te potranno continuare ad aver vita”. È una responsabilità, ma è anche molto emozionante. Se a un oggetto levi l’anima, rimane solo un oggetto, ma se riesci a raccontare cosa c’è dietro l’evoluzione di un trapano a mano oggi sostituito da uno a batteria, racconti la storia dell’uomo e delle sue relazioni con il territorio. Noi questa storia vogliamo raccontare, con la speranza che chiunque vada via da qui lo faccia portandosi dietro un ricordo. Una persona anziana si potrà emozionare ripensando alla sua infanzia, un ragazzo azionando un qr code e scoprendo che prima della borsa calda elettrica made in China esisteva uno scaldino da letto con il carbone da mettere sotto le lenzuola. Noi glieli faremo toccare con mano entrambi».

Aldo Turco, biologo marino, nella serra acquaponica

Il museo, attualmente in allestimento, verrà inaugurato fra un mese, il 24 giugno e sarà aperto a tutti.«Il mio modello – rivela Anna Raudino – è il Moma in Tasmania, un museo di arte contemporanea immerso in un posto isolato. È quello che vorremmo fare del Mat, un luogo aperto alla connessione fra storia e futuro con il contributo di chi possiede la memoria dei luoghi e degli artisti contemporanei. Un contenitore a forte trazione sociale in cui creare una serie di eventi, per i bambini, per gli anziani, per i turisti, per gli artigiani. La nostra forza dev’essere la rete sociale».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA