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“La Sicilia salverà il mondo” di Renato Pennisi, il chiaroscuro e lo “spazio” della memoria

Grazia Calanna

13 Giugno 2025, 23:40

“La Sicilia salverà il mondo” di Renato Pennisi, il chiaroscuro e lo “spazio” della memoria

«La Sicilia salverà il mondo/ la bellezza qui è caduta pesantemente/ frantumandosi in mille pezzi/ ma ogni pezzo/ è poi cresciuto lievitando/ per divenire coraggio, armonia.», versi di Renato Pennisi scelti dal nuovo libro “La Sicilia salverà il mondo”, pubblicato da “Interlinea”, nella collana “Lyra” «Questo di Pennisi è un libro di splendida maturità, che si muove tra un elogio, una speranza, e un “de profundis” magnifico di echi e litanie, inarcandosi con lucida passione sulle rovine della sua città, di una Catania così incardinata nei suoi passi, nei suoi fantasmi, nella sua luce e nella sua miserabilità. In questo nitore (“voglio restare chiaro”) ci sono tutti i rituali di una vita perturbata, cui la poesia continua a opporre la sua resistenza del dire e del dirsi, con la luce dei “fratelli libri” che nutrono e fanno cantare», scrive Giovanni Tesio.

La “casa”, luogo d’identità, rifugio, spazio della memoria, nell’intensità del chiaroscuro, addentro pensieri soccorrevoli, trasuda il «sapore delle cose passate», simboleggia la dimensione interiore, la gioia «appena percettibile» dello stare dentro la «Storia» in cui «trattenuti ci muoviamo», come il cielo «dietro le nuvole ferme».

-Un’operache racconta il proprio autore?

«“La Sicilia salverà il mondo” è un libro di poesia, e niente meglio della poesia può descrivere, come in una canzone d’amore, il desiderio di bellezza che ci anima e la paura di perdere tutto ciò che abbiamo desiderato o immaginato. Ogni libro è autobiografico, porta le nostre impronte, ogni pagina mostra senza reticenza le nostre ferite. Quindi questo libro parla di ‘me’, ma di un ‘me’ in cui chiunque si può rispecchiare e, spero, un poco riconoscersi».

-“La Sicilia salverà il mondo” un volume percinque sezioni, vogliamo attraversarle?

«La prima, che dà il titolo al libro, esprime le opacità delle nostre città e il declino dell’occidente, temi da me avvertiti anche nei libri precedenti. Di fronte a uno scenario deludente, con l’insensato abuso delle nuove tecnologie e con una sinistra impalpabile e sempre più lontana dalla vita e dai problemi dei lavoratori, e del tutto incapace di accompagnare la società nella nuova fase digitale, cito la mia Sicilia come esempio indomabile di rinnovamento. Se la Sicilia, nonostante le dominazioni, le guerre, le distruzioni naturali, la mafia, una classe politica corrotta e incapace, ce l’ha fatta a sopravvivere vuol dire che una possibilità di salvezza per noi tutti c’è ancora. La seconda sezione “Dramma giocoso” è dedicata alle donne, le nostre meravigliose compagne di viaggio, laboriose e coraggiose, sempre presenti con cui, tenendoci per mano, ci avviamo in direzione del salto velato della morte. La terza parte “L’equilibrio” è quella più scopertamente autobiografica, con versi dedicati ai miei genitori che non ci sono più, ai miei vezzi e alle mie contraddizioni, alla voglia di lasciare qualcosa dopo sé. Nella quarta “Linguaggio jonico” scrivo alcune pagine sul tema, a me caro, dei linguaggi nelle arti, cioè della ricerca di una modalità espressiva, di un codice, che ci consenta di esprimere la nostra essenza, la nostra percezione del mondo. Nell’ultima, “Spiriti”, racconto il mistero della vecchiaia, della malattia, e l’inevitabile conclusione dei nostri giorni da affrontare senza paura, ma con un poco di curiosità e con lo stesso incantamento che abbiamo provato da bambini quanto abbiamo scoperto che esistiamo. Nel libro, con molta naturalezza, ho riversato davvero tanta parte di me stesso».

-Per quale ragione oggigiorno leggere poesia?

«È questa la domanda più impegnativa. Perché le arti? Perché la musica, la poesia, la pittura? E perché questo libro? Forse perché abbiamo bisogno di essere compresi, consolati, amati, protetti».

Per concludere salutiamo i nostri lettori con una poesia dedicata da Pennisi a Giuseppe Frazzetto (“critico e storico dell’arte, studioso di estetica con sofisticate competenze pluridisciplinari, attento alle tematiche filosofiche, antropologiche e sociologiche che attraversano il tempo presente. Ha insegnato per vari decenni a Catania, presso l’Accademia di Belle Arti e l’Università degli studi”): «I dipinti dicono/ i momenti di immaginazioni/ gli occhi sbarrati o estatici o timorosi/ o chiusi semplicemente/ le dita affusolate/ e il nero tutt’intorno le figure/ e le figure nella luce/ e le tuniche colorate/ i gesti plateali, ieratici/ sui muri delle cattedrali/ nelle sale d’arte/ l’immobilità infinita/ la tragedia che avvolge/ ogni vita non si rinnoverà».