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Quelle insegne siciliane che “insegnano” il marketing tra ironia e creatività

Dalla nota trattoria “Piscia e trema - da Pino” al barbiere “E ora te lo taglio” emerge la genialità di “vendersi” dei siciliani

Di Laura Compagnino |

Cari esperti di marketing, fatevene una ragione. In Sicilia più che insegnare avete da imparare, perché i nostri negozianti sono decisamente più ingegnosi di qualsiasi stratega di comunicazione pubblicitaria. Basta fare un giro per le strade per toccare con mano quanto l’estro siculo sia da premiare. Le insegne dei negozi sono la testimonianza di una genialità creativa senza eguali perché, prima e meglio di ogni promozione, trasmettono subito il messaggio dell’alta qualità dei prodotti in vendita.

Ci sono eccellenze assolute, il podio spetta indiscutibilmente al fruttivendolo che si è autoproclamato “Il Cavaliere della Frutta”, in virtù, presumiamo, di ardite battaglie condotte nell’acquistare la migliore merce per i suoi clienti.  E onestamente in tempi come questi, fra pandemie, guerre e conseguenti prezzi alle stelle, accaparrarsi le fragole più succulente o i pomodori più saporiti, certo facile non deve essere, servono armi e astuzie degne della tavola rotonda di Re Artù. Ma laddove l’arte bellica non può essere usata, il negoziante palermitano fa leva su un altro motore che da sempre fa girare l’isola, quello della stirpe dinastica. Come ci sono generazioni di farmacisti, notai, medici e professori universitari, così ci sono anche generazioni di fruttivendoli. La dinastia ortofrutticola è per il cliente un sinonimo di qualità perché un’attività commerciale resta in piedi per svariati decenni soltanto se propone ottimi prodotti.

Così è per la famiglia Mezzacanna che da generazioni si tramanda il nobile e faticoso mestiere del fruttivendolo. Da qui l’insegna affissa sopra alla rivendita: “Mezzacanna & figli e nipoti Mezzacannuccia”, in modo che questo albero genealogico sia chiaro a tutti, con l’indicazione del capostipite e degli eredi, evidentemente ancora in fase di apprendistato tanto da essere appellati con un diminutivo. 

Queste genialate non sono uniche nel mondo della vendita al dettaglio, anzi sono frequenti nell’isola e si declinano in modi sempre più creativi. Alzi la mano chi non ha mai visto un panificio che si chiama “Il vulcano del pane”. Tutti ne conosciamo uno e chissà quante volte non ci sia venuta in mente l’immagine di un Etna che erutta bocconcini e rosette. Non si ferma qui l’estro dei panettieri siculi, perché abbondano richiami fantasiosi come “Le magie della farina” (e in effetti il pane siciliano è talmente buono da far pensare a un vero e proprio incantesimo), “I racconti del grano”, meravigliosa suggestione che rievoca la fatica e la grazia della panificazione, “Pane cavuru”, altro must tutto siciliano perché nulla c’è di più buono di addentare un pezzo di pane appena sfornato.  Anche in quest’ambito sono frequenti i titoli onorifici sicuramente conseguiti sul campo: “Il re del pane” è un’insegna fissa in quasi tutte le città dell’Isola, come lo è “Il forno del principe”, perché i tre quarti di nobiltà mai saranno negati da queste parti a chi impasta e realizza delizie per il palato. Altrettanto efficaci, in tema di marketing, sono i pollivendoli. Un posto d’onore è riservato alla polleria “Bordò, più sei pollo, più sei buono”, che pone il cliente di fronte a un enigma: «Ma ce l’ha con me?»

Nel dubbio tanto vale entrare e comprare. Impossibile non menzionare la trattoria “Piscia e trema – da Pino” a Palermo, tanto famosa da essere entrata anche nelle guide culinarie. Chissà come sarà spiegata l’origine del nome a un ignaro turista straniero, di certo c’è che difficilmente dimenticherà questo locale. La varietà e la ricchezza della gastronomia siciliana sono celebrate in insegne come quella della rosticceria “Mangi da morire”, quasi un omaggio al celebre film di Marco Risi “La grande abbuffata” con Marcello Mastroianni e Ugo Tognazzi o nel più semplice “Spanziamoci”, a indicare le circonferenze raggiunte dall’addome subito dopo aver terminato il lauto pasto proposto in questa tavola calda. 

All’appagamento dell’autostima puntano invece i barbieri e i parrucchieri, oggi ribattezzati hair stylist, che pubblicizzano i propri saloni con insegne degne di nota. Per il pubblico maschile, l’attrattiva è quasi sempre quella della complicità da instaurare fra cliente e operatore, perché non si può affidare a chiunque un gesto importante come quello di occuparsi del proprio aspetto. E allora ecco “La mia arte nei tuoi capelli”, per rimarcare che accorciare una basetta o realizzare un ciuffo alla moda non sono azioni che un dilettante possa fare, serve il tocco di un artista. 

Sempre in tema di eccellenze barbieristiche rientra il “Solo per grandi uomini”, salone che evidentemente punta a una clientela d’élite, selezionata sulla base di prove durissime da superare. Molto più prosaico e a tratto minaccioso il barbiere che sulla vetrina del negozio ha affisso “E ora te lo taglio”, insegna che da un lato strappa una risata e dall’altro intimorisce. E non c’è bisogno di spiegarne il perché… COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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