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il nuovo racconto

Simonetta Agnello Hornby, il “Punto Pieno” ispirato dalla Sicilia più profonda

La scrittrice siciliana, che vive da anni a Londra, in uscita per Feltrinelli con il terzo capitolo di una trilogia iniziata con «Caffè amaro» e «Piano nobile»

Di Redazione |

«La Sicilia è il mio mondo, e non è cambiata, è sempre di una bellezza incredibile. In nessuno dei miei viaggi ho mai visto una terra così bella». E’ ancora una volta l’isola natia il punto di partenza e di approdo della fantasia letteraria per Simonetta Agnello Hornby che presenta al Salone del Libro di Torino «Punto pieno», edito da Feltrinelli, terzo capitolo di una trilogia iniziata con «Caffè amaro» e «Piano nobile». Il romanzo continua il racconto delle vicende della famiglia Sorci seguendo le trasformazioni della Sicilia dalla seconda metà degli anni '50 fino ad arrivare al 1992, con la strage di Capaci: a scandire la narrazione, una trama avvincente che si sviluppa tra rapporti familiari complessi e traumi sociali, amori e intrighi, privilegi e prepotenze. 

Quella che in principio era stata concepita come trilogia in realtà però non lo sarà perché, come ammette la scrittrice intervistata dall’ANSA, tutto è stato rimesso in discussione con quel «io torno» pronunciato da uno dei protagonisti del romanzo: "Non posso concludere così, il finale è troppo aperto. Questo non può essere l’ultimo libro della saga: sarà il penultimo, perché bisogna sempre avere cortesia con i lettori». Nel romanzo traspare una sicilianità con la quale l’autrice palermitana, così come i suoi personaggi, ha un rapporto complesso: «La terra siciliana su di me ha un potere enorme, c'è un legame fisico, io la vedo e la rivedo, ma devo andare io a guardarla perché lei non si può spostare come le persone, non può venire da me a Londra. Io non tornerò però a vivere lì, perché il mio posto è accanto ai miei figli», racconta la scrittrice. «Certo, la nostra sicilianità a volte è difficile da portare. La Sicilia di oggi forse è più italiana rispetto a quando ci ho vissuto io, ma la vita qui è ancora difficile, c'è la mafia, la brutta politica. Probabilmente non avrei voluto lavorare in Sicilia, ma non lo so, perché a 20 anni ero già a Londra».   

Nel romanzo le donne hanno un ruolo fondamentale, ricamano e ricuciono anche i rapporti familiari. «Ricama la tua vita e Dio ti perdonerà», scrive infatti Agnello Hornby nel romanzo. Il ricamo, che nel romanzo è fondamentale come lo sono le donne, che ruolo ha nella sua vita? «Adoro ricamare e rammendare», afferma, «mia madre ricamava ogni pomeriggio, una donna con le mani in mano a casa mia non poteva stare. Il ricamo dà un senso di potere e di calma straordinaria, se si sbaglia si può scucire e si ricomincia, quindi non umilia mai. Tutti i popoli del mondo ricamano, è qualcosa di eterno, di femminile e anche maschile». 

 Ha scritto il libro durante il lockdown, a Londra: come ha vissuto quel periodo? «L'ho vissuto male, potevo vedere poco i figli tenendoli a distanza, facevo qualche passeggiata ma non potevo fare nient'altro. Ho curato le piante che sono diventate bellissime, e ho cucito molto. Poi, certo, la chiusura mi ha dato la possibilità di scrivere tanto, ma in un certo senso ha rallentato la mia scrittura, perché avevo troppo tempo». Come proseguirà questa saga familiare? «Penso che porterò la Sicilia fino al 2000: non ho ancora pensato alla struttura, ma forse scriverò di nuovo un romanzo con varie voci narranti». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA