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Augusta, non solo l’eolico offshore: strategia anti dazi per il porto, sarà terminal per l’export verso Asia e Africa

Progetti per 500 milioni di euro per trasformare la città megarese nella “piccola Shangai del Mediterraneo”: ecco tutti gli interventi previsti

Di Michele Guccione |

La risposta dell’Ue ai dazi Usa passa dalla Sicilia e, in particolare, dal porto di Augusta, che – oltre a essere stata designato insieme con Taranto come polo italiano per l’eolico offshore – sarà piattaforma logistica al centro del Mediterraneo per l’import-export delle merci che viaggiano attraverso Suez o il “South corridor” cinese e il corridoio “Imec” indiano che termineranno in Turchia, ma anche l’asse che attraverserà l’Africa.

Con un investimento di quasi 500 milioni la “piccola Shanghai del Mediterraneo”, che ha una rada naturale capace di contenere fino a 300 navi, potrà diventare realtà entro pochi anni. La trasformazione del porto di Augusta, da sottoutilizzato scalo per rinfuse e prodotti petroliferi degli ultimi decenni, a piattaforma logistica strategica a servizio del mercato siciliano nei rapporti con Europa, Asia e Africa, ha già la forma di piani approvati dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici, in parte finanziati e in corso di realizzazione, in parte da finanziare auspicabilmente nella rimodulazione dei fondi Ue.

L’idea è quella di disporre di un terminal container amplissimo e attrezzato di tutto punto, capace di caricare e scaricare velocemente e contemporaneamente megaship lunghe fino a 330 metri; un altro ampio terminal per le rinfuse; e al centro un cantiere per assemblare le piattaforme e le torri per gli impianti eolici offshore che saranno installati nel Mediterraneo.

Le fasi

Lo staff tecnico dell’Autorità portuale della Sicilia orientale, presieduta da Francesco Di Sarcina, ha programmato l’evoluzione commerciale del porto di Augusta per fasi progressive.

La prima riguarda la costruzione del primo tratto della banchina del nuovo porto container. Appaltata con base d’asta di 170 milioni di fondi Pon, l’opera si sta realizzando sull’attuale molo trapezoidale (vedi l’area in verde nel grafico) e sarà completata entro fine anno. Nel 2026 passerà qui l’attuale terminal container che, trasferito lo scorso anno da Catania, nei primi due mesi di quest’anno ha registrato un promettente raddoppio dei volumi di inizio 2024.

È stato di recente appaltato, con 105 milioni del “Pnrr”, il collegamento di questa banchina alla ferrovia che porta a Catania. I fondi vanno spesi entro giugno 2026. Con altri 25 milioni l’Authority realizzerà allestimenti funzionali a quest’area.

A seguire, un piano già approvato dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici e da finanziare con 90 milioni, è entrato nella fase del progetto di fattibilità: prevede di allungare il primo tratto di banchina (vedi nel grafico l’area blu che segue quella verde) per ottenere una lunghezza totale di 660 metri e una superficie totale di 220mila metri quadri su un fondale di 15 metri. Questo sarà l’unico terminal in Sicilia attrezzato per l’ormeggio delle meganavi portacontainer che transitano nel Mediterraneo dirette a Genova e Trieste: la possibilità di scaricare a metà strada risparmiando su tempi e costi potrebbe indurre i colossi della logistica che hanno già investito nel Nord Italia a considerare anche l’alternativa siciliana, soprattutto in funzione di quell’import-export della Sicilia che viaggia su gomma o treno.

Un secondo intervento, il cui piano ha l’ok del Consiglio superiore Lavori pubblici e da finanziare con circa 80 milioni, è pure in fase di progetto di fattibilità, sarà pronto fra 4 mesi: prevede di trasformare l’attuale pontile Ro-Ro, inutilizzato, in una banchina per le rinfuse, lunga 300 metri, ampia 30mila metri quadri con un fondale di 12 metri (zona blu in basso nel grafico). Il traffico rinfuse qui è in aumento e sta registrando significativi interessi da parte di armatori e terminalisti.

Pale e piattaforme galleggianti

Al centro si prevede di trasformare l’attuale area container in una banchina, dotata di un fondale di 13 metri, attrezzata con gru speciali per assemblare le torri, i ventilatori e le pale sulle piattaforme galleggianti che saranno costruire nell’ex area di Punta Cugno. Questo cantiere, a servizio degli impianti eolici offshore, dichiarato di interesse strategico prioritario dal Mase, sarà finanziato con 50 milioni.«Questo piano di sviluppo al 2028 – spiega Francesco Di Sarcina – mira a consentire l’autosufficienza della Sicilia negli scambi commerciali. Senza Augusta non sarebbe possibile».

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