Caro carburante: “con blocchi Sardegna a rischio occupati”

Di Redazione / 17 Marzo 2022

CAGLIARI, 17 MAR – Confindustria Sardegna ha inviato
stamane una nota urgente ai Prefetti, alla Regione, al
Presidente dell’Autorità Portuale, ai Segretari sindacali
regionali Ccgil, Cisl e Uil per rappresentare la “gravissima
situazione connessa ai presidi di autotrasportatori che nei
principali hub portuali della Sardegna precludono di fatto
l’imbarco e lo sbarco delle merci”. L’associazione degli
industriali chiede di non autorizzare presidi nei porti, “fino
alla salvaguardia dei corridoi di imbarco e sbarco”.
“Senza entrare nel merito delle ragioni di una protesta,
comprensibile nelle motivazioni ma assolutamente inaccettabile e
da contrastare con fermezza nelle sue modalità di espletamento”,
Confindustria Sardegna esprime” forte preoccupazione per il
pericolo concreto che, già dalle prossime ore, persistendo
comportamenti che impediscono alla Sardegna, unica regione
italiana in queste condizioni, l’approvvigionamento di materie
prime e l’inoltro di prodotti finiti, centinaia di realtà e
filiere manifatturiere e industriali dell’Isola, di tutti i
comparti economici, dall’agroalimentare al meccanico, dal
lapideo al chimico, dalle costruzioni al sugheriero, saranno
costrette al blocco dell’attività”.
“In questo scenario, assolutamente da scongiurare – scrive
ancora Confindustria – ai danni sociali per l’intera
collettività sarda del non potere disporre di beni di primaria
necessità si sommerebbero i danni economici ed industriali
irreparabili verso attività produttive che già scontano, oltre
alle note diseconomie strutturali dell’isola e dopo gli effetti
della pandemia, gli incrementi dei costi delle materie prime,
dell’energia e della mancata continuità territoriale marittima,
per non citare degli incerti scenari di guerra. Sarebbe così
inevitabile ed immediata la sospensione o la fortissima
contrazione delle attività produttive sarde con la necessità
conseguente di porre in campo dolorosissime misure di cassa
integrazione, preludio probabilmente a soluzioni ancora più
drastiche per perdita ulteriore di competitività e di quote di
mercato difficilmente recuperabili”.

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