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Ecco il “progetto cargo” per far diventare l'aeroporto di Comiso un polo logistico internazionale

Investimento da 47 milioni di euro, avvio lavori ad aprile 2027 e completamento nel 2030

06 Giugno 2025, 08:49

Ecco il “progetto cargo” per far diventare l'aeroporto di Comiso un polo logistico internazionale

Rendere l’aeroporto di Comiso un polo logistico e commerciale di rilevanza mondiale, anche alla luce di uno scenario internazionale in rapida evoluzione che impone nuovi posizionamenti commerciali. La strategia di sviluppo fortemente voluta dal governo Schifani lega Regione, Comune di Comiso e Sac in un sistema integrato per il progetto cargo, con l’obiettivo di potenziare l’infrastruttura e supportare l’economia agroalimentare del territorio ibleo.

In numeri, si prevede la realizzazione di una piattaforma cargo di circa 19.000 metri quadrati, comprendente un terminal di 8.500 metri quadrati e aree per la movimentazione merci. Il costo complessivo dell’opera è stimato in 47 milioni di euro, con l’inizio dei lavori previsto per aprile 2027 e il completamento entro agosto 2030. Questo almeno secondo il cronoprogramma di attuazione del piano di sviluppo dell'aeroporto di Comiso, aggiornato a marzo 2025.

Sulla prospettiva del progetto cargo, affiancata ai recenti stanziamenti in Finanziaria regionale (9 milioni di euro) per l'incremento delle rotte internazionali - almeno 5 le novità attese in queste ore dai bandi della CamCom del Sud-Est - e al finanziamento del Libero consorzio comunale di Ragusa (3 milioni di euro) per l'incremento delle rotte nazionali, si basa quell'auspicata inversione di rotta rispetto alle forti criticità che stanno ingessando l'infrastruttura iblea. Una questione che sta dividendo la politica locale e regionale anche all'interno dello stesso centrodestra e che vede il fiorente tessuto imprenditoriale ragusano e i cittadini sempre più scettici.

Trampolino per nuovi mercati

Nell'occhio del ciclone, la Sac ribadisce pieno impegno su tutti i fronti e, in particolare sul progetto cargo, è chiara: «Sarà un trampolino per nuovi mercati in risposta alla stretta commerciale degli Usa (e non solo)».

Questo il commento di Sandro Gambuzza, componente del Cda della società che gestisce gli scali di Catania e Comiso.

«L’aeroporto di Comiso, nel cuore del territorio ragusano, si candida a diventare un punto di riferimento per il trasporto merci nel Mediterraneo grazie al lungimirante progetto del governo regionale presieduto dal presidente Renato Schifani, che vi ha destinato oltre 47 milioni di euro (22 per il solo cargo e 25 per potenziare le strutture dello scalo) a valere sui fondi strutturali Ue e di Coesione», ribadisce Gambuzza.

La strategia

Il disegno di implementazione e sviluppo dello scalo anche in polo cargo si inserisce in un piano strategico che mira a sostenere le imprese locali, in particolare quelle agroalimentari, facilitando l’export e rafforzando la competitività del tessuto produttivo siciliano. Una strategia che trova terreno fertile in uno scenario internazionale in rapida evoluzione. «La nuova politica commerciale degli Stati Uniti, contrassegnata da un ritorno a logiche protezionistiche, pone sfide significative per l’export italiano. È in questo contesto che il progetto cargo di Comiso assume un significato ancora più rilevante», evidenziano da Sac.

«Se il mercato statunitense diventa più ostico, è indispensabile puntare su nuove aree geoeconomiche: il Medio Oriente, l’Africa settentrionale, i Balcani, l’Asia meridionale. La posizione geografica dell’aeroporto - baricentrica rispetto al Mediterraneo - rappresenta un vantaggio competitivo. Comiso può servire da ponte tra la Sicilia e i mercati emergenti che, pur non offrendo (almeno oggi) gli stessi volumi degli Stati Uniti, garantiscono margini di crescita significativi. In questo senso, il cargo non è solo un’infrastruttura, ma un vettore di politica economica territoriale», dice ancora Sandro Gambuzza.

«In quest’ottica, Comiso può diventare il cuore pulsante di un ecosistema export-oriented, a condizione che siano garantiti investimenti in infrastrutture, digitalizzazione, semplificazione doganale e formazione imprenditoriale. Il cargo deve essere pensato non come risposta a una crisi congiunturale, ma come pilastro di una strategia di lungo periodo», conclude Gambuzza.