Notizie Locali


SEZIONI
Catania 20°

IL PROGETTO

Energia, così lo 0,3% del Nord Africa può accendere (tramite la Sicilia) tutta l’Europa

L’interesse di von der Leyen per la costruzione del “ponte” Terna con l’Isola

Di Michele Guccione |

In occasione del suo intervento all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Palermo, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha, fra l’altro, detto che «la Sicilia è fondamentale per la transizione energetica: a poche miglia dalle vostre coste c’è quello che potrebbe diventare un altro gigante dell’energia pulita, l’Africa. Un Continente con un potenziale immenso in termini di solare ed eolico, ma anche di idrogeno verde. L’Europa deve guardare alla sponda meridionale del Mediterraneo e la Sicilia rappresenta un ponte naturale».

A leggerla così sembra un’affermazione retorica per fare colpo nella circostanza locale, ma in realtà non è così, c’è un preciso fondamento scientifico.

La Banca mondiale ha calcolato che semplicemente coprendo di pannelli fotovoltaici appena lo 0,3% del territorio del Nord-Africa, si produrrebbe energia green sufficiente a soddisfare il 100% del fabbisogno di elettricità dell’intera Unione europea. Un obiettivo, quello del completo sfruttamento delle rinnovabili in Africa, raggiungibile, secondo lo stesso report della Banca mondiale, investendo 35 miliardi l’anno fino al 2030.

Questa potenzialità è resa concreta dal fatto che in tutto il globo l’intero continente africano gode della maggiore esposizione territoriale all’irradiazione solare, assorbendone il 60%, pari a 2mila kWh per metro quadrato e a una potenziale capacità di generare 24mila TWh di elettricità l’anno, cioè il 90% della produzione mondiale di energia elettrica (dato del 2018) e oltre 26 volte quella attualmente resa dagli impianti del “continente nero”. Dove, paradossalmente, solo un terzo degli abitanti è connesso alla rete elettrica.

Quindi, non a caso Ursula von der Leyen ha puntato gli occhi sul Nord-Africa nel momento in cui la guerra in Ucraina ha provocato una grave crisi energetica in Europa e richiesto uno sforzo tra Ue e partner africani per creare alternative al monopolio russo. È stata lei, di conseguenza, a spingere sul cofinanziamento Ue all’accordo con la Tunisia entrato in vigore a gennaio 2022, per la costruzione di una linea elettrica capace di trasferire i flussi di energia dal Nord-Africa al Vecchio continente passando per la Sicilia. L’Ue usa per questo scopo il fondo “Connecting Europe Facility”, per la prima volta a beneficio di un progetto definito con un Paese terzo, destinandovi oltre il 50% del budget.

«Dall’inizio della guerra – così von der Leyen ha spiegato a Palermo il senso dell’iniziativa e dell’impegno finanziario – l’Italia ha compiuto sforzi ammirevoli insieme ai partner africani per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico. Anche l’Unione sta instaurando nuovi collegamenti con l’Africa attraverso il piano di investimenti della strategia “Global Gateway”, finanziando, ad esempio, un nuovo elettrodotto sottomarino fra Sicilia e Tunisia. È arrivato il momento di un nuovo pivot strategico dell’Europa verso il Mediterraneo».

Il riferimento è proprio al programma “Elmed”, che vede impegnate Terna e la tunisina Steg nella posa del cavidotto sottomarino “Tunita” da 600 MW in corrente continua, un ponte energetico lungo 200 km tra Kelibia e Castelvetrano-Partanna. Un’opera da 850 milioni, di cui 307 milioni cofinanziati dalla Commissione Ue di von der Leyen e che l’ambasciatore d’Italia a Tunisi, Fabrizio Saggio, ha definito «il progetto del secolo». La parte italiana è oggetto di procedimento autorizzativo avviato dal ministero dell’Ambiente.

La teutonica von der Leyen sa bene di cosa si sta parlando. Sono state proprio imprese private tedesche, nel 2009, ad avviare il programma “Desertech”, che mirava a creare nuove tecnologie per trasformare tutta l’area del Maghreb in un’immensa fattoria solare capace anche di generare idrogeno verde. Mario Pagliaro, dirigente di ricerca del Cnr di Palermo e coordinatore del Polo solare della Sicilia, osserva però come in 14 anni «il programma non sia riuscito a produrre nulla di concreto, le imprese europee del settore hanno fallito, a vantaggio di quelle del Sud-Est asiatico».

È noto, infatti, come sia ora la Cina a lanciarsi nell’avventura solare in Nord-Africa. Per battere la concorrenza asiatica, Pagliaro è convinto che l’Europa debba «con urgenza mettere insieme le aziende nazionali pubbliche per fondare il polo delle nuove tecnologie energetiche, esattamente come fu fatto un secolo fa con le industrie nazionali del petrolio». La sfida, sottolinea l’ambasciatore Saggio all’agenzia Nova, è anche «la realizzazione di un cavo elettrico sottomarino tra Tunisia e Italia da parte di Terna e Steg, fondamentale per beneficiare dell’offerta energetica del continente africano in termini di energie da fonti rinnovabili». L’opera dovrebbe essere conclusa nel 2028. Per quell’anno bisognerà essere pronti con tecnologie, investimenti e impianti europei in Nord-Africa, altrimenti il vantaggio sarà tutto della concorrenza cinese. La corsa è già cominciata.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


Articoli correlati