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Il segretario della Cgil Landini: «I dazi sono un atto di guerra commerciale. Pericolo per i lavoratori»

«La guerra divide. Spese per sanità scuola lavoro, non per armi»

Redazione La Sicilia

31 Agosto 2025, 21:05

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Mettere dazi «è un altro atto di guerra commerciale che rischia di aprire una dinamica pericolosa per le lavoratrici e i lavoratori». Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini alla Festa Democratica a Vallefoglia nel Pesarese: «le guerre sono sempre partite per ragioni economiche».

La situazione degli operai

«Se la guardo dal punto di vista delle lavoratrici e dei lavoratori, sono quelli che ci hanno sempre rimesso dalle guerre. La guerra divide, perché quando fai la guerra non sei più un lavoratore, - ha aggiunto il segretario della Cgil - ma sei un cittadino di quel paese che è in guerra contro qualcun altro. E tenere assieme le persone, a prescindere dalla nazionalità che hanno, contro la guerra, non è una passeggiata, non è una discussione semplice per nessuno». «Ci abbiamo messo mesi, come organizzazioni sindacali, se non anni, alla luce della guerra partita in Ucraina, per arrivare finalmente ad assumere una posizione, un mese fa, che ha portato il segretario del sindacato mondiale a scrivere a tutti i governi, anche a quello italiano, anche se non c'è stata risposta, per chiedere di ridurre la spesa per le armi, ai governi di interrompere l'invio di armi in Israele e i rapporti commerciali».

Produzioni armi

«So perfettamente che chi produce le armi son persone che lavorano e in alcuni paesi - ha proseguito - di fronte alle crisi industriali che sono aperte, con settori che saltano, il fatto di investire per costruire altre attività porta anche un consenso perché le persone in alcuni casi innanzitutto hanno bisogno di mangiare e di lavorare». «E' una discussione complessa: non sto pensando che bisogna cancellare la produzione di armi ma trovo che oggi aumentare la spesa per le armi, riaprire una logica di armamento nucleare, io considero che sia una follia che dobbiamo mettere in discussione ed interrompere». Serve, ha concluso, una «mobilitazione perché abbiamo bisogno di spendere soldi non per le armi ma la sanità, per la scuola, per creare lavoro, per un altro modello di sviluppo».