Inps corretta su bonus Covid,tribunale Roma condanna Privacy

Di Redazione / 28 Marzo 2022

ROMA, 28 MAR – I controlli e gli incroci effettuati
dall’Inps sui percettori del bonus Covid – inizialmente 600 euro
dati alle partite Iva con una contrazione degli affari – furono
corretti. E’ quanto ha deciso il Tribunale di Roma che con una
sentenza ha annullato una ordinanza del Garante della Privacy,
che sollevava sei rilievi e multava l’Inps con 300mila euro. Il
tribunale ha accolto il ricorso dell’Istituto ed ha condannato
l’autorità al pagamento delle spese legali. I controlli, nei
quali erano incappati anche anche cinque parlamentari che
avevano chiesto il bonus, secondo il tribunale hanno usato fonti
non riservate.
La sentenza del tribunale ricostruisce la vicenda. “La
questione controversa verte intorno
alle modalità con cui l’Inps ha eseguito una parte dei
controlli di secondo livello in seguito alla erogazione del c.d.
“bonus covid” erogato per disposizione di legge nel pieno
dell’emergenza pandemica.
Stante l’esigenza di procedere alla erogazione immediata del
sussidio, è stata infatti riservata ad una fase successiva la
compiuta verifica dei presupposti per ottenerlo. Sull’assunto
che parlamentari ed amministratori regionali e locali ricadano
nell’ambito di un regime previdenziale incompatibile con la
percezione delle indennità COVID-19, l’Istituto ha operato una
verifica estraendo i dati anagrafici dei titolari di incarichi
elettivi dalle banche dati della Camera, del Ministero
dell’Interno ed in un secondo momento del Senato, ne
ha estratto il codice fiscale ed incrociando il dato con i
codici fiscali di coloro che avevano presentato domanda per il
bonus ha individuato i titolari di incarichi politici che
avevano formulato la richiesta”.
Il Tribunale passa in rassegna i singoli rilievi
dell’Autorità e alla fine annulla l’ordinanza. “Non potendosi in
conclusione condividere alcuno
dei rilievi mossi all’ Istituto dall’Autorità Garante – conclude
quindi il Tribunale di Roma – il ricorso deve essere accolto.
Le spese seguono la soccombenza”. Per questo dovrà pagare “1.214
euro di spese processuali e 11.570 per compensi professionali,
oltre Iva, cpa e spese generali (15%)”.

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