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BILANCIA COMMERCIALE

La Sicilia compra così tanto dagli Usa che Trump potrebbe esentarla dai dazi

L’Isola importa per 1,3 miliardi ed esporta per 995 milioni

Di Michele Guccione |

Se la Sicilia fosse uno Stato indipendente e non una Regione dell’Italia, non figurerebbe nell’elenco dei destinatari dei dazi aggiuntivi imposti dallo scorso mese di aprile dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Infatti, se l’obiettivo della Casa Bianca è quello di riequilibrare la bilancia commerciale, oggi totalmente a sfavore degli Usa, nel caso della Sicilia i rapporti di forza sono esattamente al contrario: l’Isola importa dagli States merci per un valore di gran lunga superiore rispetto a quelle che vende nei 51 Stati, se si include anche il Distretto di Columbia.

Guardando ai dati aggiornati elaborati per noi dall’Agenzia Ice, nel 2024 l’Italia ha esportato merci verso gli Stati Uniti per un valore di 64,7 miliardi di euro (in calo del 3,6% rispetto al 2023) e ne ha comprati per molto meno, pari ad una spesa di 25,8 miliardi (in aumento del 2,6%). Visti con gli occhi di Trump, questi numeri giustificherebbero le sue pretese commerciali. Ma per le imprese siciliane non è affatto così: hanno esportato prodotti verso gli Stati Uniti per un valore di 995,4 milioni di euro, e pure con un significativo calo del 21,2%, rispetto al miliardo e 263 milioni del 2023, e ne hanno importato per un miliardo e 288 milioni, con un vantaggio di 268 milioni di euro per i produttori statunitensi. Va anche detto che, per questi ultimi, il 2023 era andato ancora meglio, avendo venduto alla Sicilia merci per 2 miliardi e 399 milioni.

Le merci

Ma cosa compra principalmente la Sicilia dagli Stati Uniti? L’Ice va per freddi e statistici codici Ateco, quindi non si può entrare nel dettaglio dei marchi. Partendo dagli immancabili orologi di lusso, l’elenco è lungo: fertilizzanti, prodotti chimici di base, macchinari, strumenti di misurazione, saponi e detergenti, articoli in plastica, pietre dure, prodotti da forno e lievitati, alimentari e bevande, apparecchiature elettriche, oli e grassi vegetali e animali, altri prodotti chimici.

L’Ice, a livello non siciliano, ma nazionale, ha analizzato l’andamento dell’export dei primi tre mesi dell’anno alla luce del terremoto dazi: «Nonostante gennaio, febbraio e marzo siano trascorsi nel segno dell’incertezza, l’export italiano in questo primo periodo ha consolidato il suo andamento favorevole mostrando nel periodo gennaio-marzo 2025 una crescita del +4,8%. Le notizie che arrivavano dai mercati facevano pensare ad una frenata decisa su aprile 2025, al netto di operazioni straordinarie come le vendite di mezzi di navigazione marittima. Ci troviamo, invece, di fronte solo a una leggera flessione (-2,1%) rispetto allo stesso mese del 2024. È chiaro che altalenanti informazioni e annunci sui dazi mettono gli operatori in una posizione di prudenza, condizionando l’andamento del Made in Italy. Ad aprile 2025 rispetto allo stesso mese del 2024 si registra un calo verso Regno Unito (-20,3%), Turchia (-18,8%), Cina (-8,6%), Giappone (-4,0%) e Usa (-1,9%)».

Su un altro fronte, quello dei distretti produttivi del Sud, il Monitor di Intesa Sanpaolo vede anche in questo caso la Sicilia poco incisiva verso gli Usa. A livello generale, i distretti siciliani nel 2024 hanno performato meglio: +5 milioni, +1,1%. Nel dettaglio, vola l’Ortofrutta di Catania (226 milioni di export, +12,2%), resiste il Vini e liquori della Sicilia occidentale (128 milioni, -1,2%), cala ancora l’Agricoltura della Sicilia Sud Orientale (137 milioni, -11%), mentre crollano i poli tecnologici di Catania (Ict 698 milioni, -25,9%, e farmaceutico 147 milioni, -25,3%). Ma rispetto all’export verso gli Usa, si scopre che solo il Vini e liquori della Sicilia occidentale vende molto negli States (20 milioni, ma con una perdita del -6,9%).«I distretti industriali del Sud – commenta Giuseppe Nargi, direttore regionale Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo – stanno mostrando una tenuta che, pur in un contesto macroeconomico non semplice, rappresenta un segnale importante di vitalità economica».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA