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Mariotti (Confindustria), ‘la questione del Sud è nazionale’

'29 miliardi da spendere nel 2023 e forse non ce la faremo'

Di Redazione |

ROMA, 05 MAG – “Esiste una questione meridionale, che è una questione nazionale. Attraverso lo sviluppo del meridione passa quello dell’intero Paese. Il Sud ha un potenziale enorme da cui tutti possiamo trarre beneficio.”, sottolinea la dg di Confindustria, Francesca Mariotti, intervenendo ad ‘Agenda Sud 2030. Giovani, Lavoro, Futuro’. “Il tema su cui lavorare per ridurre i divari – ha aggiunto – è in primis quello della formazione. È importante utilizzare le risorse a disposizione, come i fondi della programmazione 2020-2027, per migliorare le competenze, ma anche le infrastrutture digitali a partire dalla scuola. Le risorse non sono un ostacolo se pensiamo che nella programmazione dei fondi coesione terminata nel 2020 avevamo a disposizione per le regioni del mezzogiorno ben 156 miliardi e ne sono stato rendicontati, quindi spesi, 43, di cui 12 per il covid”. “Adesso – avverte ancora Mariotti – dovremmo spendere per la fine del 2023, in modo taumaturgico direi, 29 miliardi e forse non ce la faremo. Il nodo è nella capacità amministrativa, capacità di progettare ed eseguire interventi significativi laddove ce n’è più bisogno. Accrescere questa capacità è la prima riforma da fare. Se viene chiesto a Regioni e Comuni di spendere i fondi del Pnrr e poi all’interno della Pubblica Amministrazione non ci sono persone in grado di costruire e gestire i bandi il risultato non arriverà mai”. Per la dg di Confindustria “è certamente anche un tema di competitività nel mercato del lavoro. Si è lavorato e si sta lavorando su questo. Dialoghiamo con il Governo su molti temi: in questa fase dobbiamo accelerare sulle riforme e pensare ad una rimodulazione degli investimenti del piano che tenga conto di tempi e costi imposti dal nuovo scenario, mutato rispetto al 2020, senza però mettere in discussione le iniziali ambizioni del piano. Ultima cosa sulle risorse: si può pensare di creare sinergie tra i fondi di sviluppo europeo 2020-27 e quelli del Pnrr, ma con cautela evitando di introdurre instabilità per i programmi che sono già partiti.”

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