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il sondaggio

Così la burocrazia “strozza” la Sicilia «Serve per creare consenso ai politici»

La Pubblica Amministrazione vista come sponda lenta e inefficiente

Di Giuseppe Bianca |

Un collo di bottiglia che ingolfa aspettative e risultati e da cui spesso passa la rabbia e la frustrazione degli utenti della pubblica amministrazione che vedono confinate in uno spazio minimo di agibilità  le aspettative, quasi sempre al ribasso, gli uffici vissuti come un “male necessario” con cui dovere impattare. 

Secondo un sondaggio effettuato da Euromedia Research per Innovazione per l’Italia, l’apparato burocratico che costituisce uno dei principali interlocutori di aziende, imprenditori e servizi è più un mezzo di ostacolo che non una leva di sviluppo. 

I numeri affiorati dalla consultazione telefonica effettuata sulla base di risposte anonime tra il 14 e il 16 febbraio scorsi non solo confermano un trend di malessere diffuso da parte dell’opinione pubblica, ma ne rafforzano la consistenza, dando al fenomeno una caratterizzazione che ne precisa in dettaglio i contorni, rivelando non solo “mal di pancia” occasionali, ma un vero e proprio dogma negativo verso la burocrazia regionale e i suoi esiti.

Di “ostacolo  allo sviluppo e alla crescita” parla infatti il 54,3% degli intervistati, mentre il “picco” del malcontento si registra nella fascia di campione compreso tra i 45 e i 64 anni di età. Colpisce anche lo scetticismo iniziale del gruppo più giovane preso in considerazione tra i 18 e i 25 anni, che supera il 52% dei consultati.

Strutturato sulla base di un campione di duemila interviste, lo scenario che emerge non pone molte distinzioni  tra i livelli di insoddisfazione, ma nello scalino più basso tra pubblica amministrazione nazionale, locale e regionale mette, con solo il 10% di gradimento, la burocrazia della Regione, preceduta dagli uffici statali e dagli interfaccia comunali.

Inutile dire che su questa parte di valutazione interferiscono livelli diversi di singole esperienze e che una parte consistente dei servizi all’esterno affidati agli uffici nella terra delle maggiori competenze statutarie grava su quello che viene definito a colpo sicuro il tempio della lentocrazia. Inoltre, l’81% percepisce come “lontana” la pubblica amministrazione e il 91,5% cataloga come “lenta” la progressione con cui arrivano i risultati attesi. 

Non mancano le tinte più forti nella griglia delle risposte ottenute. Per il 77,3% degli intervistati l’amministrazione pubblica si manifesta come “nemica” e “inefficiente” per l’84,5%, con un 31,4% di persone convinte che neanche il processo di digitalizzazione, in larga parte apprezzato come mezzo di velocizzazione e semplificazione del lavoro degli uffici, possa alla fine fare miracoli. Esiste dunque  uno zoccolo duro di sfiduciati, che valuta quasi irredimibile il trend con cui le carte ingessano i risultati. Un pregiudizio forse anche eccessivo, corroborato però da una trafila di procedure e di esiti che rendono all’esterno il feedback quasi del tutto compromesso.

Per quanto riguarda invece la risposta per territori, le province di Caltanissetta (93,3%) e Siracusa (93,1%) replicano la distanza percepita dalle amministrazioni rispetto a quella fisica e territoriale, con la provincia di Ragusa che stacca tutte le altre e si caratterizza come la più insoddisfatta rispetto alle singole voci proposte dal sondaggio. Rispetto alla risposta invece che riguarda l’identificazione   della Pa come un mezzo della politica per utilizzare e indirizzare il consenso le percentuali scendono in tutte le province: Trapani e Messina con il 44,5 e il 35,8% sono le più severe in tal senso.

In era “social” i canali di comunicazione per dialogare con gli uffici vengono ritenuti poco funzionali e non particolarmente brillanti dal 47,8% del campione, con il 43,6% di giovani under 30 impietosi nella pagella. Un “gap” di collegamento che richiede la presenza fisica del 49,5% dell’universo del sondaggio per sbrigare le singole pratiche o le relative interlocuzioni, rispetto alla rimanente parte che si affida ad app, mail, web e telefono. Alla domanda esplicita sul livello della burocrazia negli ultimi cinque anni il 40,2% ritiene che sia rimasto sullo stesso livello del passato, il 16% che sia migliorata e il 35% addirittura rileva un peggioramento. 

Per il 35,9% i tempi di procedura lunghi sono il fattore più limitante, mentre una sensazione di perdita di tempo da parte degli utenti, che mette in cima ai fattori di malessere la disorganizzazione (25,3%), è il dato percepito come il più increscioso e destabilizzante. Il Pnrr è visto dal 32% degli intervistati come un’opportunità, ma al tempo stesso un 35% di scettici ritiene che da solo non potrà cambiare il volto all’efficienza organizzativa degli enti.

Anche la soluzione di assumere esperti a tempo per gestire il Piano straordinario supera di poco nel gradimento, tra le domande proposte, l’alternativa di senso contrario. Curiosa la diffidenza suscitata nel 19% del campione dalla Corte dei conti con lo smart working ritenuto uno strumento solo in parte efficace. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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