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Le 163 società “lato oscuro” della Regione che costano 235 milioni l’anno, ecco il dossier del M5S

Occupa quasi settemila persone, ma i deputati grillini denunciano le troppe «irregolarità» la «poca trasparenza» e le nomine opache

Di Redazione |

Il gruppo del Movimento Cinque Stelle all’Ars ha presentato un documento intitolato "Il lato oscuro della Regione" con una ricognizione sul mondo delle aziende partecipate.

Si tratta di 163 società nell’orbita di Palazzo d’Orlèans che il M5s ha chiamato "il lato oscuro" proprio per le opacità nei bilanci e nelle procedure di nomina di amministratori e assunzioni.

Ci sono quelle in attesa di liquidazione da oltre 20 anni, altre con un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti, la maggioranza con i bilanci in negativo, altre che non conoscono nemmeno il numero degli immobili che possiedono. E tutte assommano un esercito di quasi 7.000 (6.997) dipendenti, circa il 50% del totale di quelli della sfera regionale per 235 milioni di euro di costo.

71 sono classificati come Enti strumentali controllati o partecipati, 24 organismi strumentali, 13 società a partecipazione diretta e 55 organismi in liquidazione.

«Un lavoro che sarà un punto di partenza perché di fatto ha estrapolato gli atti e i documenti che dovrebbero essere già pubblicati ma che di fatto non lo sono», ha detto Gianina Ciancio, deputata del movimento. «E' stato un lavoro di un anno che riguarda questo argomento e ho trovato un seconda vita della Regione piena di dipendenti e con tantissime irregolarità», ha aggiunto Luigi Sunseri, deputato del movimento che ha presentato alla stampa lo studio.

In questo momento ci sono 7 società in liquidazione e 37 enti pubblici in liquidazione «ma in questa legislatura ancora non si è chiusa una sola liquidazione» dice Sunseri. «Tra questi i consorzi Asi a distanza di due anni dalla nomina dei commissari nulla è stato fatto e stiamo per trattare anche la riforma dell’Irsap», ha spiegato il deputato del M5s.

«Siamo la regione che ha più Enti di tutte le Regioni di Italia e da lì si determina una montagna di nomine che permette di gestire la politica nei vari territori», ha spiegato. Nel corso della conferenza stampa è stata fatta una carrellata sulle società e sulle loro criticità. La società interporti siciliani, spiega Sunseri, «in 25 anni non ha mai raggiunto lo scopo sociale, ci sono state nomine come quello dell’organismo di vigilanza senza delibera dell’assemblea degli azionisti». «Troppe irregolarità», ha sottolineato Sunseri, «tanto che ho portato molte carte in procura». Ancora Airgest che costa 9,4 milioni alla Regione e che ha i bilanci in perdita dal 2014; Ast con debiti verso le banche per 36 milioni di euro, con fornitori per 12 milioni e tributari per 24 milioni. Poi il Maas che non è possibile qualificare come organismo di diritto pubblico; il parco scientifico in perdita da 4 esercizi su cinque e «viola ogni principio di trasparenza, con nessuno documento pubblicato sul sito», ha spiegato Sunseri, «una società con tre persone di cui due di Palermo e ha sede a Catania e che nessuna sa cosa faccia». Ancora l’Esa «ultimo carrozzone della prima repubblica come lo ha definito Musumeci nella sua campagna elettorale», attacca Sunseri, «tranne che poi lo stesso Musumeci ha nominato alla guida il presidente del suo partito» e con «nessun censimento sui suoi immobili». Sempre in tema agricolo c'è anche l’Istituto regionale vite e olio «con il 74% delle spese correnti che servono a coprire il costo dei dipendenti».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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