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Ue, lo storico accordo per il salario minimo: ma l’intesa non prevede l’obbligo di introdurlo

Di Redazione |

Raggiunto l’accordo sulla direttiva Ue per il salario minimo. Lo ha annunciato la Commissione per l'occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo (Empl) sul suo account Twitter  rendendo noto che nella notte i negoziatori del Consiglio e quelli del Parlamento europeo hanno raggiunto un’intesa politica preliminare sulla bozza di direttiva su salari minimi adeguati nei 27. 

La bozza della direttiva Ue non prevede comunque l'obbligo di introdurre un salario minimo in tutti i Paesi dell’Unione. La direttiva, spiega il Consiglio, si limita a stabilire procedure per assicurare l’adeguatezza dei salari minimi laddove esistono, a promuovere la contrattazione collettiva per stabilire i salari e ad aumentare l’accesso effettivo alla tutela del salario minimo per i lavoratori che vi hanno diritto in base al diritto nazionale. 

Gli Stati membri dell’Ue che hanno salari minimi in vigore dovranno stabilire un quadro procedurale per fissare e aggiornare i salari minimi secondo una serie di criteri. Consiglio e Parlamento hanno concordato che gli aggiornamenti del salario minimo debbono avere luogo almeno una volta ogni due anni, o al massimo ogni quattro anni per i Paesi che utilizzano un meccanismo di indicizzazione automatico. Le parti sociali devono essere coinvolte nelle procedure per fissare e aggiornare i salari minimi.

La direttiva mira poi a promuovere la contrattazione collettiva come mezzo di difesa dei salari: i colegislatori hanno deciso di promuovere la capacità delle parti sociali di impegnarsi nella contrattazione collettiva, tutelando i rappresentanti dei lavoratori. E’ previsto in particolare che, nei Paesi in cui la contrattazione collettiva copre meno dell’80% del mercato del lavoro, gli Stati membri preparino dei piani operativi per promuoverla, con tempistiche e misure atte ad aumentare la copertura dei contratti collettivi. 

Consiglio e Parlamento hanno infine concordato misure volte a migliorare l’accesso effettivo dei lavoratori alla tutela del salario minimo: controlli da parte degli Ispettorati del lavoro, informazioni accessibili sul salario minimo, sviluppare le capacità delle autorità di perseguire i datori di lavoro che non rispettano le norme. 

L’accordo raggiunto questa notte a Strasburgo nel trilogo, dopo otto round negoziali, dovrà essere confermato dal Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue, dopodiché dovrà essere votato formalmente sia in Consiglio che in Parlamento. La direttiva dovrà infine essere recepita negli ordinamenti nazionali entro due anni. 

«Non imporremo un salario minimo all’Italia, non è questo il punto», ha detto il commissario Ue al Lavoro, Nicolas Schmit, in conferenza stampa dopo l’accordo politico. «Sono molto fiducioso che alla fine il governo italiano e le parti sociali raggiungeranno un buon accordo per rafforzare la contrattazione collettiva, soprattutto per coloro che non sono  ben tutelati, e alla fine arriveranno alla conclusione che potrebbe essere importante introdurre il sistema salariale minimo in Italia. Ma spetta al governo italiano e alle parti sociali farlo», sottolinea.

 L’accordo politico tra le istituzioni Ue sul salario minimo «è un messaggio forte e chiaro ai cittadini europei: nessuno dovrebbe trovarsi in povertà mentre lavora. Questo è lo strumento giusto per fare in modo che la povertà lavorativa appartenga al passato e corrisponde anche ai nostri obiettivi: l’economia deve essere al servizio delle persone» ha detto ancora Nicolas Schmit, in conferenza stampa. 

 Il salario minimo «è una misura concreta» e sono «molto ottimista» sulla ratifica anche da parte dei governi nazionali, ha indicato il commissario, ricordando che «una delle proposte principali emerse dalla Conferenza sul futuro dell’Europa» da parte dei cittadini «è un salario minimo adeguato nell’Ue». 

«Siamo riusciti passare da uno dei principi cardine dei diritti sociali a una proposta che ora siamo molto vicini a trasformare in uno strumento efficace per garantire una migliore convergenza salariale nell’Ue – ha aggiunto -. Era un impegno fin dall’inizio di questa Commissione». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA