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la crisi energetica

Rincari, l’allarme è rosso: «Sicilia così non regge, a rischio 19 mila posti di lavoro»

Confindustria e Confcommercio prevedono un autunno nero: 6500 imprese rischiano di chiudere, serve un tetto al prezzo del gas

Di Redazione |

«Il Meridione non può reggere l'onda d’urto dei rincari energetici, qui rischia di saltare l'intero sistema sociale. Famiglie e imprese. Gli imprenditori del Sud rilanciano l’eco dell’urlo di dolore partito ieri dalle imprese del Nord».

L’allarme è stato lanciato da Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Sicilia, che ha parlato a nome di tutte le 8 Confindustrie del Mezzogiorno. «Le imprese del Mezzogiorno finora hanno resistito, eroiche, erodendo i propri margini. Ma i rincari incontrollabili dei costi dell’energia, del gas, del carburante, l’ennesima tempesta insomma sarà il colpo di grazia – aggiunge – Andiamo incontro a tempi drammatici e le imprese non possono restare sole. Urge un intervento netto, convinto e drastico del governo, altrimenti salterà un intero sistema sociale nazionale, che già comincia a sgretolarsi. Ogni giorno che passa sempre più imprenditori sono costretti a interrompere la produzione perché schiacciati dagli extracosti energetici. E per ogni impresa che si ferma, una filiera si indebolisce. È raddoppiato il ricorso alla Cassa Integrazione. E se finora i rincari hanno colpito le imprese, adesso la spinta inflattiva piegherà violentemente i prezzi al consumo». «Non c'è più spazio per studiare alternative, non c'è più tempo da aspettare. Subito i provvedimenti necessari: urge fermare la corsa dei prezzi di gas ed energia elettrica. Urge il price cap, il tetto al prezzo del gas», sostiene Albanese che, in linea con le proposte del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sollecita «il tema della necessità di mettere in sicurezza il nostro Paese e mantenere l’industria competitiva».

Le stime per i prossimi mesi, solo in Sicilia, preoccupano anche Confcommercio che parla di 6.500 imprese a rischio che comporterebbero la perdita di circa 19mila posti di lavoro.

I numeri sono stati snocciolati dal presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, e dalla vicepresidente nazionale Confcommercio, Patrizia Di Dio, che è anche presidente provinciale Confcommercio Palermo al prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani. Era stato proprio Forlani a convocare i vertici regionali dell’associazione di categoria dopo la lettera trasmessa nei giorni scorsi da Confcommercio ai nove prefetti dell’isola.

«Abbiamo chiarito come le previsioni, per i prossimi mesi – hanno detto Manenti e Di Dio – siano estremamente complicate, a tratti tragiche per il futuro dei comparti. Secondo i dati fornitici dal Centro studi di Confcommercio, il prezzo dell’energia elettrica salirà dell’82,3%. L’aumento di spesa legata all’energia di 464 milioni di euro, solo per la nostra isola per quanto riguarda l’ultimo anno, è un incremento che condizionerà giocoforza la vita delle famiglie e i loro consumi e che pregiudicherà l’attività delle imprese, alcune delle quali hanno già comunicato che non possono trovare altre soluzioni se non quelle correlate alla chiusura. Ringraziamo il prefetto Forlani per l’attenzione che ha rivolto al mondo produttivo, in un periodo molto difficile, anche sul fronte delle interlocuzioni, a causa della totalizzante campagna elettorale in corso. Il prefetto di Palermo ha dimostrato di essere molto sensibile sull'argomento e ci ha rassicurato sul fatto che, anche assieme agli altri prefetti dell’isola, manifesterà questo stato di estremo malessere al Governo nazionale».

Manenti e Di Dio così proseguono: «La tendenza al rialzo dei prezzi non mostra credibili segnali di rallentamento. Nonostante qualche passato sporadico e occasionale ridimensionamento, l’inflazione, anche in Sicilia, cresce ormai da più di un anno, raggiungendo l'8,6% (8,4 in Italia) tendenziale ad agosto, che si traduce in un +9,2% (9% in Italia) se il fenomeno è misurato secondo la metrica dell’indice armonizzato».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA