"Sempre meno pesce": rabbia dei pescatori contro la bozza di bilancio UE
Tra limitazioni nel Mediterraneo e mine nel Mar Nero pescherecci concentrati nelle stesse aree e costi alle stelle
La crisi della pesca che da anni colpisce le marinerie di tutto il bacino del Mediterraneo a causa delle forti restrizioni imposte dal regolamento europeo approvato lo scorso anno è ora aggravata ancora di più dalle conseguenze della guerra in Ucraina sulle attività nel Mar Nero. Infatti, se le flotte di pescherecci della Sardegna e della Sicilia, a causa delle assurde limitazioni dell’Ue, sono costrette a spostarsi e spingersi fino al largo delle coste della Grecia (mentre nelle nostre acque i natanti extra Ue pescano liberamente), ora nelle stesse zone di pesca greche si concentrano anche le imbarcazioni che non possono più operare nel Mar Nero a causa delle mine semisommerse. È un quadro, creato ad arte dalle potenti lobby del Nord Europa, molto influenti a Bruxelles, per colpire la concorrenza meridionale, che ha di fatto depauperato la risorsa ittica e ha aumentato enormemente i costi per le marinerie mediterranee.
Proprio ora che servirebbero più risorse per sostenere il settore, l’iniziativa della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, di presentare un progetto di Bilancio Ue 2028-2034 che taglia ulteriormente, ad appena 2 miliardi, il Feam, il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura, e lo accorpa in un fondo unico con Fesr, Coesione e Politica agricola, ha scatenato la dura reazione di tutte le marinerie e delle associazioni di categoria, recepita dalla Commissione Pesca del Parlamento europeo, presieduta dall’europarlamentare spagnola del Ppe Carmen Crespo Díaz, che ha deciso di dichiarare guerra alla proposta von der Leyen. Crespo Díaz ha addirittura definito «il taglio al bilancio della pesca ingiustificato e allarmante». La Commissione ha deciso di porre la questione della crisi della pesca come un grave problema che riguarda l’intera Unione e di mettere a punto, relatore l’eurodeputato siciliano del Pd Giuseppe Lupo, un progetto di Parere per il prossimo Bilancio Ue 2028-2034, che sarà votato a settembre dopo la concertazione fra i vari gruppi sul testo.
Nel Parere la Commissione Pesca ribadisce la richiesta di «accordare un sostegno finanziario specifico alle comunità costiere e alle regioni ultraperiferiche»; esorta la Commissione Ue a «promuovere il rinnovo della flotta, in particolare nelle regioni ultraperiferiche, in linea con le disposizioni previste dai trattati dell'Ue»; e ribadisce la necessità di «finanziare e compensare adeguatamente i costi aggiuntivi per i prodotti della pesca e dell'acquacoltura nelle regioni ultraperiferiche e nelle zone periferiche»; oltre a «azioni incisive contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata», operata nel Mediterraneo dalla concorrenza straniera.
Tutto questo perchè «gli effetti persistenti dell'aggressione militare russa nei confronti dell'Ucraina hanno gravi ripercussioni sul settore della pesca: le perturbazioni degli scambi commerciali, l'aumento della volatilità dei prezzi, l'impennata dei costi dell'energia, le mine subacquee alla deriva nel Mar Nero, i danni ecologici». Perturbazioni che hanno inciso sulle operazioni di pesca, minacciando i mezzi di sussistenza dei pescatori e rendendo necessario il ricorso costante alle misure di crisi del Feampa.
Vero è, ricorda la Commissione, che occorre continuare a perseguire la pesca sostenibile, ma questo si fa «finanziando la formazione degli operatori, sostenendo la nascita e lo sviluppo sostenibile delle Aree marine protette» in simbiosi tra uomo e habitat marino. A tale proposito, la Commissione «sottolinea l'importanza dei dati scientifici, compresi i dati sociali ed economici relativi all'ambiente marino, nel rafforzare la gestione sostenibile della pesca basata sugli ecosistemi» e chiede che «gli Stati membri e le istituzioni scientifiche beneficino di un sostegno maggiore nella raccolta e analisi dei dati» e auspica «lo sviluppo di tecnologie innovative di pesca selettiva per conseguire una pesca basata sugli ecosistemi». Insomma, non più un’utopia green ideologica contro la pesca artigianale, ma fondi adeguati per aiutare il settore ad affrontare la transizione con mezzi e tecnologie competitivi che mantengano l’occupazione e il reddito delle imprese.