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Superbonus, le soluzioni allo studio per sbloccare i crediti incagliati

Si sta valutando la possibilità di estendere l’utilizzo dell’F24 per compensare i crediti

Di Chiara De Felice |

Il problema dei crediti incagliati del Superbonus mette d’accordo ministero dell’Economia e associazioni di categoria sui tempi, perché per tutti è molto urgente intervenire, ma non c’è ancora una soluzione condivisa. Le associazioni chiedono che scendano in campo le partecipate, le uniche con la capacità sufficiente di acquistare la mole di crediti (19 miliardi) che soffoca le imprese, ma il governo sta invece ancora studiando una soluzione con le banche, rifacendo insieme i conti sullo spazio fiscale che realmente hanno per assorbire ancora crediti dalle aziende.

Il primo tavolo tecnico sulle misure in materia di bonus edilizi, approvate il 16 febbraio, è stato presieduto dal viceministro Maurizio Leo ed ha messo a confronto tutti i soggetti coinvolti nel dibattito: dall’Abi all’Agenzia delle entrate, Cdp e Sace, da Confindustria ad Ance, Confedilizia e tutte le altre associazioni di categoria. Il tema più sentito, per tutti i partecipanti, sono proprio le «possibili soluzioni per sbloccare i crediti fiscali rimasti incagliati», spiega il Mef al termine della riunione.

Vedute diverse

Le vedute al tavolo sono ancora diverse, ma tutte le varie proposte «verranno approfondite e valutate in vista della convocazione di un prossimo nuovo incontro tecnico». Non è un modo per calciare la palla più in là, perché il Tesoro chiarisce che è «condivisa» con le associazioni «l’urgenza di intervenire individuando strumenti in grado di dare tempestiva risposta al settore delle imprese edili». Insomma, la priorità è salvare dal fallimento le aziende che non sanno come liberarsi dei crediti accumulati, visto che le banche non sono più disponibili a comprarli, avendo esaurito lo spazio fiscale.

Le associazioni di categoria, Ance in testa, tornano in pressing per una soluzione che deve arrivare il più in fretta possibile, perché non si può aspettare di inserire le modifiche al decreto durante l’iter di conversione in Parlamento, che partirà oggi alla Camera ma potrebbe richiedere fino a 60 giorni. «Per noi è fondamentale, oltre alle modifiche al decreto in sede di conversione, trovare rapidamente una soluzione allo sblocco dei crediti incagliati» anche «aprendo all’acquisto da parte delle partecipate», ha detto la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio.

La “bolla”

Il problema centrale, quello che il ministro Giorgetti aveva definito «una bolla da 19 miliardi di euro», resta quindi ancora tutto da affrontare, perché il tavolo tecnico non ha fatto progressi reali. Abi e Mef, ha spiegato la presidente Brancaccio, stanno ancora lavorando per far quadrare i conti sulla capienza fiscale residua delle banche, e la prossima settimana si avrà un quadro più chiaro anche sul peso dei crediti sul deficit. «Ma non si può aspettare un’altra settimana, serve un segnale prima», ha aggiunto. E Confartigianato chiede «l’intervento di un acquirente pubblico di ultima istanza, come Cassa Depositi e Prestiti, in alternativa all’assorbimento dei crediti da parte delle banche».

L’ipotesi degli F24

Per l’Abi la «soluzione percorribile» è sempre quella formulata insieme all’Ance, cioè l’utilizzo dell’F24, «visti gli assai ingenti acquisti di crediti di imposta già effettuati e gli impegni già assunti dalle banche». Uno dei segnali immediati che le associazioni si aspettano è proprio la possibilità di estendere l’utilizzo dell’F24 per compensare i crediti, ovvero aprendo anche a quelli dei correntisti e non soltanto usando quelli delle imprese.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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