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Il gas russo, i rigassificatori e i gasdotti: ecco come la Sicilia sarà sempre più strategica

L'Italia si sta riorganizzando e nel primo trimestre dell'anno si è pure "permessa" un piccolo export

Di Redazione |

Sono 8 i punti di accesso del gas in Italia. Insieme contribuiscono a mantenere il Paese al riparo da turbolenze nelle forniture e lo scorso gennaio le hanno consentito addirittura un piccolo export. Si è trattato di una cifra irrisoria, pari a 20 milioni di metri cubi al giorno contro un fabbisogno nazionale di 300 a cavallo delle feste natalizie. 

Lo stop del gas in transito dall’Ucraina di mercoledì scorso non ha avuto impatti sull'Italia, tanto che ad oggi sono stati allocati in stoccaggio oltre 932,5 milioni di KWh, con più di 23,87 miliardi di KWh in giacenza e una capacità giornaliera di iniezione di oltre 1,07 miliardi.   Una autonomia di approvvigionamento garantita dagli ingressi dei gasdotti internazionali da Passo Gries (Verbania), al confine con il Vallese (Svizzera), per il gas proveniente dal Nord Europa, Tarvisio (Udine) per quello russo, Melendugno (Lecce), approdo del Tap proveniente dall’Azerbaijan, Mazara del Vallo (Trapani), collegata all’Algeria con il Transmed, e Gela (Caltanissetta), approdo del Greenstream proveniente dalla Libia. 

Dei 75,8 miliardi di metri cubi di metano immessi nella rete nel 2021 il 38% è arrivato dalla Russia, il 28% dall’Algeria, il 10% dall’Azerbaijan, il 4% dalla Libia e il 3% dal Nord Europa. A questi si sono aggiunti il rigassificatore di Cavarzere (Rovigo) con il 10% di quota, l’Olt di Livorno (2%) e l’impianto di Panigaglia (La Spezia) con l’1%. La produzione nazionale ha coperto il restante 4% del fabbisogno. Nel primo trimestre di quest’anno c'è stato il sorpasso dell’Algeria sulla Russia. Complessivamente le importazioni sono cresciute dell’8,2%, ossia di 1,4 miliardi di metri cubi circa, con un calo del 19,7% degli arrivi dalla Russia, che è scesa al 29,6% dietro all’Algeria (30,1%), che ha venduto all’Italia 5,6 miliardi di metri cubi.

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