La riflessione
Cives, l’urgenza di un futuro
L’intento dell'incontro a Caltagirone con Romano Prodi è quello di favorire un confronto fra telamoni di diversa generazione, accomunati dall’appassionato interesse a decifrare le incognite celate nelle pieghe strette dell’odierna congiuntura storica
Un dialogo fra telamoni, come quello che si può immaginare guardando certi portali di antichi palazzi, il cui architrave è sostenuto da due giganti che si sobbarcano tacitamente alla fatica di reggerne il peso: così dà l’impressione di prospettarsi la conversazione pubblica che si terrà oggi, alle 17, nel Teatro Politeama a Caltagirone, per iniziativa sinergica dell’associazione Cives, del Centro Studi Fanales e del Centro Studi sulla Cooperazione Cammarata.
I telamoni sembrano restare muti, incurvati nella pietra sulla quale i loro profili sono stati scolpiti. Eppure incrociano i loro sguardi, coordinano il loro movimento, sincronizzano i loro sforzi. E certamente si incoraggiano a vicenda, si provocano l’un con l’altro a resistere e a continuare la loro fatica. Nelle architetture medievali e moderne talvolta fanno pensare alla dignità dei combattenti di lungo corso – come nel caso di Porta Nuova, a Palermo – accompagnata dalla sapienza di chi ha imparato tanto, lungo un’intera vita, dalle sconfitte non meno che dalle vittorie, come si può sperare incontrando i quattro telamoni della Casa degli Omenoni (che vuol dire “Grandi uomini”), a Milano. Altre volte simboleggiano la ciclicità della vita, come è nel portale romanico della Cattedrale di San Giorgio a Ferrara, dove sono raffigurati in coppia, uno ormai maturo, avanti negli anni, l’altro ancora giovane e inevitabilmente meno esperto. Appunto come i giovani di Cives che hanno invitato Romano Prodi nella città natia di Luigi Sturzo – altro grande telamone siciliano, di levatura internazionale – per chiedergli di offrire le sue riflessioni su alcuni importanti temi d’interesse geopolitico, a cominciare dall’Europa e dal suo ruolo in un mondo in continua metamorfosi culturale, stretta tra la morsa di antiche superpotenze militari che stentano a tenere il passo delle nuove superpotenze economiche.
L’intento è proprio quello di favorire un confronto fra telamoni di diversa generazione, accomunati dall’appassionato interesse a decifrare le incognite celate nelle pieghe strette – e, purtroppo, nelle piaghe aperte – dell’odierna congiuntura storica.Un punto interrogativo spicca nel titolo dell’appuntamento calatino: “Immaginare o progettare? L’urgenza del futuro”, proprio per rimarcarne il timbro interlocutorio. A dire il vero, immaginare e progettare non sono voci verbali alternative. Progettare vuol dire immaginare con realismo e con metodo. Immaginare, dal canto suo, aggiunge al progetto un elemento ulteriore rispetto alla previsione e alla predisposizione di ciò che si dovrà realizzare: la speranza che possa risultare ancora migliore di quanto previsto e predisposto.
L’urgenza del futuro, poi, non induce a distrarsi dal presente. Semmai esige di non appiattirsi al presente. Il futuro che urge è come un’ondata che ci rotola incontro, quasi a investirci violentemente. Trascina in sé un carico di novità che ci sorprendono e che in non pochi casi ci trovano impreparati ad accoglierle, ma pure ad affrontarle. Sotto questo riguardo, rischiamo di subire l’impatto con l’urgenza del futuro. Tuttavia, quest’urgenza non è solamente e fatalmente eterogenea rispetto al nostro presente. Non soltanto ci piove addosso, provenendo chissà da dove e, pertanto, sottraendosi al nostro controllo, come un ladro che viene di notte. L’urgenza è anche endogena al presente. Urgere significa non solo “venir da fuori”, ma anche “venir fuori da”. È, in un certo senso, sinonimo di emergere.L’urgenza del futuro è, dunque, anche ciò su cui dobbiamo far leva a partire dal di dentro del nostro presente, per discernerne le potenzialità, per sfruttarne al massimo le risorse, per smascherarne e neutralizzarne le tare, per non sottovalutarne i limiti, per investire sui suoi punti fermi. L’urgenza del futuro è, insomma, il futuro stesso per come possiamo e dobbiamo cominciare a costruirlo noi stessi, immaginandolo insieme e progettandolo al meglio.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA