Famiglie imprenditoriali italiane al bivio: mollare o far coesistere giovani e anziani?
Perché parlare di imprese familiari e passaggi generazionali, almeno in Italia
Non ha più senso parlare di imprese familiari e passaggi generazionali, almeno in Italia. È un esercizio retorico che diventa insieme anacronistico e fuorviante.
Anacronistico perché i cambiamenti che hanno investito la società italiana, dall’inverno demografico all’invecchiamento della popolazione; la trasformazione dei confini familiari: coppie senza figli, genitori soli, famiglie ricomposte ed allargate; le ricorrenti crisi economiche, da Lehman Brothers in avanti per arrivare fino all’odierna guerra dei dazi; insomma, tutti questi fenomeni, investendo in pieno le famiglie italiane, le hanno mutate e hanno radicalmente modificato l’approccio con l’attività imprenditoriale.
Fuorviante è ancora parlare nel 2025 di imprese di famiglia e passaggi generazionali, sia perché l’attività di business non rappresenta sempre l’unico sostentamento per molte famiglie imprenditoriali, sia perché i passaggi sono via via più ritardati, a causa dell’invecchiamento della popolazione. Il ricambio non è più un evento istantaneo che passa dalla modalità off a quella on; è piuttosto un processo, cioè una fase di simbiosi fra generazioni diverse, un dialogo nel tempo in cui si trasmettono patrimoni, competenze e valori.
Ha più senso allora parlare di coesistenza intergenerazionale, di compresenza di anziani e giovani in famiglia, in azienda e nella comunità; è questo ciò che alimenta la vitalità degli ecosistemi imprenditoriali. Ha altrettanto senso parlare di “imbuto di patrimoni”, con sempre più ricchezza che fluisce da molti anziani verso pochi giovani. Si tratta di patrimoni non più solo aziendali, ma anche finanziari, immobiliari, tecnologici e reputazionali.
Recentemente, il Censis ha dedicato una giornata di approfondimento sul tema, presentando i risultati di una interessante ricerca sul family business.
Oggi le generazioni convivono più a lungo nelle aziende e nelle famiglie, ma questa convivenza si fa più rarefatta. Ad esempio, le famiglie con figli sono diminuite in dieci anni dal 53% al 47,9%. Inoltre, la popolazione attiva invecchia: per ogni 100 giovani lavoratori ci sono ormai altrettanti over-55: appena dieci anni fa, questo rapporto era di 100 a 53. Il ricambio così rischia di rallentare, se non addirittura di non esserci; in effetti le nuove iniziative imprenditoriali avviate da giovani under 35 sono crollate del 24% in dieci anni.
Dunque, se il focus lentamente si sposterà verso le famiglie imprenditoriali, e dal ricambio alla coesistenza intergenerazionale, le imprese familiari sono ancora un modello aziendale valido, utile alla ripresa economica del Paese?
La risposta è sì, servono ancora. Per tanti motivi.
Innanzitutto, perché in molti settori sono la bandiera del “made in Italy” e dunque espressione dell’autenticità dei prodotti “belli, buoni e ben fatti”, apprezzati in tutto il mondo, sebbene attualmente indeboliti dalle politiche protezionistiche dell’America guidata da Donald Trump.
In secondo luogo, le imprese familiari hanno dimostrato resistenza e adattamento nella continuità. Tra il 2016 e il 2022, passando per il Covid-19, oltre il 76% delle aziende familiari ha mantenuto il controllo in mano alla famiglia.
In terzo luogo, sono spazi di trasmissione di patrimoni e valori di famiglia.
Il Censis ha indagato i giovani secondo la loro storia imprenditoriale: chi ha un’azienda familiare attiva, chi l’ha vista chiudere, chi non ne ha mai avuta una. I risultati rilevano l’esistenza di un vero DNA imprenditoriale; circa il 42% dei giovani è cresciuto in famiglie imprenditoriali. Il vissuto conta: chi ha respirato l’impresa in famiglia mostra più fiducia e voglia di mettersi in proprio. La stragrande maggioranza dei giovani già coinvolti nell’azienda di famiglia (il 75,5%) non si accontenta di entrare nell’attività esistente, ma aspira a costruire un percorso imprenditoriale autonomo. Lo slancio imprenditoriale rimane vicino anche tra chi ha vissuto la chiusura dell’azienda di famiglia.
Occorre cambiare registro, dunque. Capire chi sono in famiglia le figure di riferimento per i giovani; come avviene la reinterpretazione del concetto di patrimonio nei giovani; che ruolo assegnare alle donne della famiglia, dato che tre su quattro sono interessante alla carriera imprenditoriale.
Servono anche nuovi strumenti di coesistenza intergenerazionale. Nel loro ultimo libro, i professori Alfredo De Massis ed Emanuela Rondi ne hanno individuato ben 14 all’interno di un modello chiamato la “galassia” delle famiglie imprenditoriali. Ma ne riparleremo più avanti.
*giornalista pubblicista, insegna Principi di Management all’Università di Catania