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I terroristi di Hamas non si combattono usando metodi terroristici

La guerra e i tentativi di risolvere il conflitto. L'analisi del presidente nazionale di Lab Dem

31 Ottobre 2023, 10:54

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Nei giorni scorsi il Segretario generale dell’Onu, Guterres, nel condannare la strage compiuta da Hamas il 7 ottobre, ha spiegato che la guerra permanente tra Israele e Palestina sia da imputare anche al fatto che mai Israele ha fatto un’offerta pacificatrice ai palestinesi. Questa sortita non poteva non produrre aspre polemiche . E, però, per la prima volta, stanno forse emergendo nel mondo occidentale, da sempre schierato senza se e senza ma dalla parte di Israele, delle forti critiche in ordine alla linea tenuta da Tel Aviv sulla questione palestinese.


Il premier Netanyahu man mano che perde consensi all’interno del Paese sembra sempre più convinto che il terrorismo si debba combattere attraverso un'azione fortemente repressiva nei confronti delle popolazioni civili palestinesi incolpevoli. Netanyahu è oggi screditato, non solo presso la comunità internazionale, ma anche presso i suoi connazionali. Utilizza in modo spregiudicato gli errori compiuti da Hamas per colpire ancora più pesantemente una popolazione a cui sono stati sottratti la terra e i diritti. E’ significativo che Biden abbia pubblicamente invitato Netanyahu ad assumere una linea più responsabile, anche per non mettere in difficoltà chi lo sostiene a livello internazionale.


Sono in tanti a temere che i bombardamenti israeliani e l'occupazione dei territori di Gaza possano produrre un genocidio. Pare concreto il rischio che, di fronte ai massacri subiti dalla popolazione palestinese, si possano avere anche degli attacchi terroristici contro i Paesi occidentali che manifestano solidarietà a Israele.


Negli ultimi tempi stati numerosi i richiami che governi da sempre amici di Israele hanno rivolto al premier affinché nella difesa del proprio territorio non compia intollerabili violazioni del diritto umanitario.
Il segretario generale Onu ha manifestato queste preoccupazioni pubblicamente. Ed è andato oltre. Ha invitato gli israeliani a compiere delle doverose autocritiche, con riferimento alle cause, anche quelle remote, della guerra terroristica scatenata da Hamas. Il governo israeliano ha replicato a muso duro, chiedendo addirittura le dimissioni di Guterres.


Si tratta di opinioni che a livello internazionale vanno raccogliendo convinte adesioni. Da questo punto di vista, è un fatto davvero clamoroso quello verificatesi in questi giorni in occasione dell'Assemblea generale delle Nazioni unite, allorché è stata approvata la bozza di risoluzione presentato dalla Germania e dalla Giordania a nome dei Paesi arabi, per ottenere il cessate fuoco immediato a Gaza, garantendo l'ingresso degli aiuti e impedendo lo sfollamento forzato. Il testo ha ottenuto 120 voti a favore, 14 contrari e 45 astenuti. Ma nel corso della discussione ci sono avuti giudizi durissimi sulla determinazione con cui gli israeliani di fatto stanno cancellando dalla carta geografica la Striscia di Gaza.

È stato sottolineato che si tratta di un atto di rappresaglia asimmetrico nei confronti dei crimini compiuti da Hamas. Si sta, insomma, utilizzando la strage compiuta da Hamas, per conseguire un obiettivo politico a lungo coltivato, quello di chiudere in un ghetto a cittadini palestinesi di Gaza e di altre aree della Palestina, così da creare una vera e propria situazione di detenzione generalizzata, propedeutica alla conquista di altri territori palestinesi.


Tutto ciò non potrà non produrre delle reazioni a catena: si annuncia adesso un'iniziativa europea per la pace in Medio Oriente che mira a separare i palestinesi che rifiutano ogni forma di violenza dai terroristi di Hamas. L'Europa dovrebbe intestarsi la questione palestinese, cercando con ogni mezzo di dare un maggiore autorevolezza all’Autorità nazionale palestinese, finora apparsa estremamente fragile . Questa istituzione dovrebbe essere, nelle intenzioni di alcuni Paesi europei l'interlocutore privilegiato dell'Ue. Un progetto ambizioso, che mira isolare Hamas, proprio allo scopo di risanare attraverso la lotta alla povertà l'ambiente sociale entro cui operano le organizzazioni terroristiche. Si vuole, insomma, accreditare da parte di alcuni Paesi europei l’Autorità nazionale palestinese di una certa capacità negoziale, dotandola degli strumenti, anche economici, necessari per potere contare sul sostegno di larga parte della popolazione palestinese. L'interlocuzione con alcuni Paesi europei potrebbe far conseguire all'Autorità un'autorevolezza internazionale che essa non ha mai avuto, da quando è venuto meno Arafat.
Ma perché ciò sia possibile è importante che Israele non remi contro per continuare a portare avanti un disegno di dominio che veda i palestinesi via via assimilati all'interno della nazione israeliana. Obiettivo questo impossibile, per ragioni storiche che paiono assolutamente evidenti.
Questo processo di legittimazione dell'Anp dovrebbe avvenire, anzitutto, attraverso la restituzione palestinesi di ciò che Israele ha sottratto ad essi, soprattutto i territori concessi attraverso gli accordi di Oslo. Riconoscere l’identità della nazione palestinese come propedeutica a una vera trattativa che possa affrontare, su basi molto concrete, la “questione dei due popoli due Stati” , per convivere in pace.