9 dicembre 2025 - Aggiornato alle 8 dicembre 2025 23:20
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Il giornale che cambia in estate: la stagione per creare

Dedico questa nuova grafica ai siciliani che hanno bisogno di informazione seria, che sappia parlare sia a chi compra il giornale, sia a chi l’informazione la prende da altri canali, come il web o i social

Salvatore Palella

11 Agosto 2025, 06:58

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Oggi, 11 agosto, questo giornale cambia veste grafica, e lo fa - come tutto nella mia vita - d’estate. È curioso: l’estate dovrebbe essere la stagione del riposo, della leggerezza, dei tempi lenti. Ma per me non lo è mai stata. Mi insegue. Mi chiama. Mi costringe, o forse mi invita, a fare. Sempre.

I miei primi ricordi d’estate sono dolcissimi. Aci Castello, la piazzetta, il mare coi ricci, le ferie “forzate” dei miei nonni che da Milano tornavano in Sicilia per starmi vicino mentre i miei genitori lavoravano. Quelle forse sono state le uniche estati in cui non ho fatto nulla. Poi, tutto è cambiato.

Dopo i dieci anni l’estate ha cominciato ad avere un altro significato. Non ho mai avuto una casa al mare, d’estate io ho iniziato a lavorare. Prima con mio padre - lavorando le angurie, limoni e persino pesche tabacchiere (solo chi ha provato il prurito può capire). Poi con mio nonno Turi a esplorare terreni e imparare il mestiere del “sensale”, camminando sotto il sole cocente in orari in cui un ragazzino avrebbe dovuto dormire. Ma erano momenti magici, preziosi, utilissimi per quello che avrei fatto più avanti nella mia vita.

Crescendo, l’estate ha continuato a sorprendermi. A 19 anni, a Milano, riempivo i distributori di arance in una città deserta e silenziosa. A 25 anni, a Londra, lavoravo in palazzi eleganti ma senza aria condizionata. A 29 anni, in America, testavo monopattini tra Los Angeles e New York, progettando il futuro. In Cina, preparavo il lancio della mia prima vera scommessa industriale tra Shenzhen e Guangzhou. A 32 anni a Wall Street, proprio d’estate, ho portato la mia prima azienda pubblica (Helbiz, Inc.) nel listino americano.

Sempre d’estate ho conosciuto mia moglie - e per tenere il ritmo di una modella che viaggiava ho dovuto persino lavorare meno, per la prima volta, ma ne è valsa la pena.

E d’estate sono diventato padre. Tre volte.

Il 15 agosto dell’anno scorso, nel giorno forse più assurdo per firmare un contratto con una controparte siciliana, ho messo nero su bianco l’intenzione di comprare “La Sicilia”. E poco dopo, sempre in piena estate, ho preso le redini del giornale, chiedendo a una redazione siciliana di cambiare pelle, innovare, lanciarsi nel futuro. Non li ho costretti - o forse sì, ma con amore. E con rispetto.

Ecco perché oggi, mentre sfogliate questo nuovo giornale, voglio dirvi: non sottovalutate l’estate. Quando gli altri si fermano, noi possiamo costruire. Quando tutti sono al mare, noi possiamo pensare. Quando il mondo rallenta, chi ha fame di futuro accelera.

Viva l’estate, allora. Non quella da ombrellone, ma quella di chi ha il coraggio di fare, di pensare, di creare. Anche quando fa caldo. Anche quando sembra il momento sbagliato.

Il giornale entra sempre di più a far parte della mia vita perché mi somiglia: non si ferma mai. Estati calde o inverni rigidi, noi siamo sempre lì. E ci saremo sempre, a dare informazione. Quella vera.

Per questo dedico questa nuova grafica ai siciliani che hanno bisogno di informazione seria, che sappia parlare sia a chi compra il giornale, sia a chi l’informazione la prende da altri canali, come il web o i social. E la dedico a tutti coloro che lavorano ogni giorno affinché ciò avvenga: ai giornalisti che rinunciano a una cena in famiglia per chiudere un pezzo in tempo per la tipografia, ai poligrafici che attendono l’ultimo via libera all’ultima pagina, agli amministravi che monitorano un’azienda complessa qual è un’azienda editoriale, agli stampatori che permettono al giornale di essere in edicola anche l’indomani, anche d’estate, quando sarebbe forse più facile fare altro.

Noi siamo qui. Per informarvi. Sempre.