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Il mostro burocratico e il valore del tempo

E' passato pressocché sotto silenzio il grido d’allarme della presidente di Confindustria Catania, Maria Cristina Busi Ferruzzi, ripreso dal nostro giornale sette giorni fa: «La burocrazia è il peggior nemico dello sviluppo dell’Isola»

Di Antonello Piraneo |

Sovrastato dalle urla mediatiche sul quorum del referendum di oggi e domani, da quelle meno metaforiche fra Trump e Musk, coperto dal tifo da stadio per Sinner e dall’altrettanto rumorosa delusione per il calcio italiano, preso a pallate in Champions e nella corsa ai Mondiali, in questo variegato bailamme, è passato pressocché sotto silenzio il grido d’allarme della presidente di Confindustria Catania, Maria Cristina Busi Ferruzzi, ripreso da questo giornale sette giorni fa: «La burocrazia è il peggior nemico dello sviluppo dell’Isola». Una denuncia secca che tocca il nervo scoperto di qualsiasi amministrazione, di qualsiasi colore. E purtroppo di qualsiasi tempo.

Correva l’anno 1991 e chi scrive, giovane cronista, raccolse lo stesso tipo di denuncia dall’allora presidente degli industriali di Sicilia, Paolo Di Betta, agrigentino di Porto Empedocle: «La lentocrazia fa più paura della mafia». Perché il mafioso si presenta e lo affronti, il burocrate è nascosto nei corridoi dei Palazzi, ci diceva l’imprenditore nella hall del suo albergo. Testuale: «Il criminale lo guardo negli occhi e capisco cosa vuole, chiede il pizzo e va via. Ma che fare col sindaco che non firma l’ordinanza, l’assessore che non si fa trovare, il funzionario che fa sonnecchiare una pratica per mesi o anni?». E ancora: «Si investe per avere un utile e un’impresa è produttiva soltanto se opera in un contesto sano, dove gli intoppi burocratici non influiscono sull’attività, dove le strutture esistono».

Una provocazione che ebbe un’eco nazionale, Michele Santoro portò le telecamere di “Samarcanda” a parlarne proprio da Agrigento.Era il 1991: la prima guerra del Golfo era cominciata a gennaio, il Patto di Varsavia era stato appena sciolto, nell’Urss prossima all’implosione Mikhail Gorbaciov sarebbe caduto di lì a poco sostituito da Boris Eltsin, Achille Occhetto in febbraio aveva annunciato in lacrime la nascita del Pds sulle ceneri del Pci, lo scudetto andava alla Sampdoria di Vialli e Mancini, Sanremo era stato vinto da Riccardo Cocciante con “Se stiamo insieme”, questo giornale costava 1.200 lire. Era un mondo fa, insomma.Trentaquattro anni dopo parole simili vengono ancora dal mondo confindustriale, con Busi Ferruzzi che lamenta il sostanziale stallo, per esempio, nell’avvio dei lavori per 50 milioni alla zona industriale di Pantano d’Arci. Beninteso, un presidente della Regione può essere Superman e un sindaco Spiderman, nelle Giunte possono trovare posto i Fantastici Quattro, Captain America, Batman e Catwoman, ma se la filiera decisionale trova un intoppo in un ufficio al riparo delle scartoffie e senza la visibilità della carica pubblica, tutto diventa difficile. Non a caso sulla rivoluzione della classe dirigente si sono consumati scontri e si sono giocate partite importanti, ieri come oggi.

Anche il governatore Schifani ha preso il bisturi per togliere il bubbone, ha roteato dirigenti, nominato (e revocato) commissari e sub commissari, la Regione e gli enti locali con organici all’osso reclutano e pagano “esperti” sperando siano quelli giusti per portare avanti i progetti nell’era del Pnrr. Non deve essere un alibi né un comodo scaricabarile – perché anche su questo piano ci sono precise responsabilità politiche – ma un segnale forte: chi sbaglia paga.Serve un cambio di passo, darsi una linea che si sposi con la continuità almeno sulle direttrici dello sviluppo e della gestione del territorio, non si può sempre riavvolgere il nastro, dissalatori no anzi sì, termovalorizzatori all’indice o in vetrina. Proprio su questi ultimi due punti: si è deciso di realizzare gli impianti, si vada avanti con un piglio decisionista ragionato.Perché il tempo ha un valore assoluto, anche in termini meramente economici. Se non lo teniamo bene a mente continueremo a sfogliare i giornali in bianco nero per ritrovarci più o meno con gli stessi problemi in prima pagina e a giocare con la memoria per ricordarci le tante occasioni perdute. Non è più tempo, appunto.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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