Isolare i terroristi di Hamas per aiutare la Palestina e il suo popolo
La strage compiuta dai terroristi di Hamas contro la popolazione israeliana non è stata un atto di guerra, ma un massacro. Un'azione terroristica volta a legittimare Hamas come il solo soggetto politico in grado di battersi per la distruzione di Israele
La strage compiuta dai terroristi di Hamas contro la popolazione israeliana non è stata un atto di guerra, ma un massacro. Un'azione terroristica volta a legittimare Hamas come il solo soggetto politico in grado di battersi per la distruzione di Israele.
Era del tutto evidente che la strage non avrebbe portato a un miglioramento delle condizioni di vita dei palestinesi, ma prodotto durissime azioni di rappresaglia da parte di Israele. Netanyahu e la sua coalizione di estrema destra stanno usando, infatti, la strage per dimostrare che l'esistenza dello Stato di Israele oggi è più che mai a rischio. Sarà così sempre più flebile la voce di coloro che in questi anni hanno ritenuto scandaloso il progetto israeliano di cancellare l'identità della nazione palestinese.
E’ un fatto che, dopo la strage decisa da Hamas, Israele stia incassando nuove solidarietà internazionali. Una cosa pare certa. La strage non può essere imputata all'intera comunità palestinese.
Hamas viene finanziata ed armata da potenze regionali interessate a garantire con ogni mezzo la radicalizzazione dello scontro Israele-Gaza e il fallimento di ogni sforzo diplomatico teso a creare le condizioni per stabilire un dialogo tra le due parti, nel contesto di una normalizzazione dei rapporti politici tra alcune monarchie della penisola arabica e gli Usa.
Hamas vuole colpire Israele, più che tutelare i diritti dei palestinesi, assecondando la missione che l’Iran intende svolgere nel mondo arabo, in polemica con l'Occidente.Non ha mai accettato il progetto dei ‘’due popoli, due Stati’’; non ha neppure mai preso sul serio l'Alta Autorità Palestinese, giudicata fragile, inconcludente, soprattutto dopo la scomparsa di Arafat, né si è particolarmente impegnata a partecipare alle campagne elettorali per eleggere i vertici dell'Anp.
Dopo questa guerra il rischio è che l'Occidente si chiami fuori dal conflitto, si disinteressi del destino della Palestina, ritenendo questa guerra infinita. È molto probabile che le iniziative tradizionalmente assunte dagli Stati Uniti via via siano sempre meno incisive, tenuto conto soprattutto delle presidenziali in corso. Le buone intenzioni, spesso manifestate dai diversi presidenti americani per trovare un punto di incontro fra le parti, non hanno prodotto risultati definitivi. Le cose sono andato ulteriormente peggiorando con Trump. Basti pensare al trasferimento dell'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Gli Stati Uniti non hanno avuto nulla da eccepire negli ultimi anni di fronte alla colonizzazione dei territori palestinesi da parte israeliana, che tanto ha pesato sulle condizioni di vita del popolo palestinese.
Il regime di Netanyahu ha operato impunemente clamorose violazioni degli accordi internazionali, manifestando totale indifferenza verso le proteste dei palestinesi. Insomma , sia Hamas che Netanyahu hanno usato la questione palestinese come strumento per consolidare il proprio potere. Netanyahu, pensa di potere finalmente riguadagnare il consenso perduto chiudendo i conti una volta per tutte con la questione palestinese. Dopo la strage ha dichiarato un vero e proprio stato d'assedio ai danni delle popolazioni palestinesi, che comporta l'interruzione di servizi essenziali ,quali l'acqua e l'energia elettrica, insomma di servizi che rendono vivibile un territorio.
In assenza di mediatori credibili e determinati può diventare concreto il rischio che questa partita possa giocarsi anche fuori dai confini d’Israele e della Palestina, nel caso in cui l'azione dei terroristi dovesse via via estendersi verso territori, soprattutto occidentali, i cui governi vengono ritenuti oggettivamente complici di eventuali massacri della popolazione civile compiuti dagli israeliani.
Sembra davvero ingiusto, da questo punto di vista, presentare l'intera comunità palestinese come schierata dalla parte di Hamas, ignorando che la gran parte della popolazione palestinese continua a essere vittima, indirettamente, delle azioni terroristiche ascrivibili ad Hamas. Ma c'è anche un altro rischio. Una reazione eccessiva da parte di Israele potrebbe produrre una guerra regionale dalle conseguenze imprevedibili.
C'è da augurarsi che gli Stati Uniti di fronte al numero delle vittime del conflitto che continua a crescere sappiano dimostrare senso di responsabilità e lungimiranza, non appiattendosi sulle posizioni dei falchi come Netanyahu.
*Costituzionalista, presidente nazionale di Lab Dem