Riflessioni
La Festa della Liberazione è di tutti: nessuna neutralità istituzionale o politica
È fondamentale mantenere la celebrazione della Liberazione intatta, rispettando la separazione tra le celebrazioni civili e religiose
“Aldo dice 26 x 1”: era il messaggio in codice diffuso dal Comitato di Liberazione Nazionale la notte del 24 Aprile 1945 rivolto a tutti i partigiani e alle formazioni antifasciste per lanciare l’insurrezione definitiva e liberare l’Italia dai nazifascisti. Quale migliore inizio per un articolo destinato al 25 Aprile 80° Anniversario della Liberazione? Appuntamento di grande rilevanza: l’Italia celebra anche l’80° anniversario della sua Costituzione, un documento fondamentale che ha segnato il rinascimento politico e sociale della nazione nel dopoguerra. E mentre si avvicina il 25 aprile, il governo proclama 5 giorni di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco, seguito dall’appello del ministro Musumeci alla “sobrietà”. Sobrietà? Una commemorazione sobria? Una commemorazione scevra da ogni forma di eccesso e superfluo? Quale eccesso o superfluo? È fondamentale mantenere la celebrazione della Liberazione intatta, rispettando la separazione tra le celebrazioni civili e religiose.
La Festa della Liberazione è un momento per riflettere sui valori di pace, giustizia e libertà che rappresentano la nostra storia e identità nazionale. Anche il Papa, cresciuto durante la dittatura, è stato testimonianza dell’importanza di difendere i valori di libertà e giustizia che sono alla base della Costituzione. Il 25 Aprile non è solo una giornata di commemorazione storica, ma anche un richiamo all’importanza di questi valori. La concomitanza di questi eventi sottolinea l’importanza della memoria storica e del rispetto delle istituzioni democratiche, invitando tutti a riflettere sul passato per costruire un futuro più giusto e inclusivo.
Come prevedibile, l’appello del ministro Musumeci ha provocato grandi polemiche e reazioni. Ma è necessario andare oltre i distinguo dei partiti e le richieste del CdM e comprendere come questo tempo sia intriso di minacce alla libertà e di denigrazione della Resistenza e il reiterato tentativo di abolire la festa del 25 Aprile sostituendola con una che metta sullo stesso piano partigiani e combattenti di Salò, o quello di onorare insieme le vittime antifasciste della risiera di San Sabba e quelle delle foibe titine. Celebrare il 25 Aprile è ribadire la difesa della democrazia dagli attacchi del revisionismo reazionario che apre la strada alla democrazia autoritaria. Le parole del ministro Musumeci sono state interpretate come volte a depotenziare una ricorrenza storicamente divisiva per la destra di governo. Festeggiare oggi è fondamentale perché il 25 Aprile rappresenta non solo un momento di liberazione dal giogo della dittatura, ma anche una celebrazione della democrazia riconquistata. Questa giornata è un’opportunità per ricordare il sacrificio di chi ha lottato per la libertà e per rafforzare l’impegno collettivo a difendere i valori democratici e delle pratiche democratiche, nella convinzione che la sovranità appartenga al popolo e che ognuno abbia diritto di partecipare al governo del proprio paese. Concetti come “popolo” e “sovranità” fondanti della Costituzione sembrano essersi trasformati in concetti denigratori. Spesso, il termine “popolo” viene strumentalizzato in contesti politici per delineare una divisione tra “noi” e “loro”, talvolta escludendo chi non si allinea con certe ideologie. Allo stesso modo, “sovranità” può essere invocata per giustificare azioni che mirano a limitare la cooperazione internazionale o i diritti umani in nome dell’autonomia nazionale. Già prima della morte del Papa, come dimostrano casi noti alle cronache, ci sono stati Comuni che hanno negato il patrocinio alla festa della Liberazione 2025 organizzata dal Comitato 25 aprile e amministrazioni di centrodestra che hanno rifiutato all’Anpi il permesso di esporre sull’edificio comunale un drappo commemorativo per gli 80 anni dalla Liberazione, adducendo motivazioni di neutralità istituzionale.
Un 25 Aprile tra sobrietà e neutralità istituzionale? Questi episodi evidenziano la complessità nel celebrare eventi storici che, sebbene unificanti sul piano nazionale, possono essere soggetti a diverse letture e strumentalizzazioni politiche a livello locale. Questi episodi riflettono un clima di tensione politica e sociale che accompagna le celebrazioni della Liberazione, sottolineando come la memoria storica possa diventare un terreno di scontro tra diverse visioni politiche e culturali.La Giornata della Liberazione è festa del popolo tutto perché della Resistenza furono parte partigiani provenienti da diverse correnti politiche che riuscirono a mettere da parte le loro differenze ideologiche per un obiettivo comune: la liberazione dell’Italia dal regime fascista e dall’occupazione nazista. Un movimento di liberazione nazionale, che vide la partecipazione di comunisti, socialisti, democristiani, liberali e anarchici, tra gli altri. La capacità di collaborare tra fazioni talvolta opposte fu determinante per il successo della lotta partigiana, portando alla liberazione di molte città italiane e contribuendo alla caduta del regime fascista. Questa unione di forze diverse ha lasciato un’importante eredità di solidarietà e unità nel panorama politico e sociale dell’Italia postbellica. Ed è in nome di quella solidarietà e unità che bisognerebbe celebrare il 25 Aprile!
Neutralità politica? Come si può ricorrere alla neutralità politica? Storicamente, il fascismo ha portato a regimi dittatoriali e violenti, caratterizzati da propaganda, soppressione del dissenso, militarismo e violazione dei diritti umani. Il fascismo tende a eliminare il pluralismo e a imporre una visione unica e dominante. Ed allora, non si può frapporre la neutralità istituzionale alla celebrazione del 25 aprile e adesso ancor più di prima è necessario celebrare questo giorno come memoria di liberazione dall’orda fascista! Celebrare questa data aiuta a mantenere viva la consapevolezza delle conquiste ottenute e a vigilare contro ogni forma di totalitarismo. È un momento per unire le generazioni, ricordando loro che la libertà è un diritto fondamentale che va protetto e alimentato costantemente. In un mondo in continua evoluzione, il 25 aprile ci rammenta che la democrazia non deve mai essere data per scontata, ma richiede l’impegno e la partecipazione attiva di tutti i cittadini. La liberazione è un cammino interminabile, che implica una continua lotta contro le oppressioni e le limitazioni. Solo attraverso un impegno collettivo e una consapevolezza critica possiamo sperare di costruire una società più giusta e libera per tutti. La liberazione è un processo perpetuo, un viaggio senza una vera conclusione, poiché le sfide alla libertà emergono continuamente in nuove forme e contesti, consapevoli che – come ebbe a scrivere Umberto Eco – “Libertà e Liberazione sono un compito che non finisce mai”COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA