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Il commento

La notiziabilità della droga e l’Isee dei drogati

L’ultimo enorme carico bloccato in mare, fra Catania e Siracusa, avrebbe avuto una doppia destinazione.

Di Mario Barresi |

Non c’è alcun dubbio sulla rilevanza del fatto che approfondiamo nelle due pagine del quotidiano La Sicilia di oggi. L’operazione della guardia di finanza – un colpo alla rete del narcotraffico internazionale, sequestrate in mare due tonnellate di cocaina; 400 milioni il valore di mercato – è, come si dice in gergo, una notizia d’apertura. E anche i politici, plaudenti sin dal primo mattino, ne hanno apprezzato il valore.

Ma è sempre così?Non proprio. Perché, quando si trattano fatti di droga, ci sono due diversi tipi di narrazione.Il primo, molto intransigente e prodiga di particolari, riguarda le storie dei poveracci. L’arresto di un pusher di periferia, di solito, è accompagnato da dettagliato comunicato stampa con foto dell’arrestato e meticolosa ricostruzione della vicenda.Il secondo, lacunoso e stringato fino ai limiti dell’omertà, si ripete ogni qual volta si parla di droga nei salotti buoni. In questi casi non sempre le fonti ufficiali diffondono le notizie e le poche volte che lo fanno si tratta di telegrammi omissati.

L’ultimo enorme carico bloccato in mare, fra Catania e Siracusa, avrebbe avuto una doppia destinazione. La parte più pura per il ricco mercato della cocaina d’alta qualità, gli scarti per il crack, che ha sostituito l’eroina nella fascia più bassa, con prove-assaggio ai ragazzini acquirenti di erba e fumo. La filiera della stessa droga ci avrebbe portato su due mondi paralleli. Quello degli spacciatori sfigati di periferia, più o meno mafiosi, delle cui “testine” (le foto segnaletiche dopo ogni arresto, frenate dalla riforma Cartabia) è pieno anche il nostro archivio; e quello dei fighetti – anch’essi più o meno mafiosi, ma di una marca che piace alla gente che piace – sempre in pista negli aperitivi e nelle feste giuste.

È come se la notiziabilità dei fatti di droga fosse inversamente proporzionale al censo dei protagonisti. Più è basso e più se ne parla, più è alto e più si tace. E ciò, per intenderci, è anche un mea culpa. In questo senso, è emblematico il silenziatore mediatico – tranne alcune encomiabili eccezioni – innescato sul blitz relativo alla coca nei salotti della Palermo bene, arrivato fino al cuore delle istituzioni siciliane. Sì, perché sul crack nei palazzacci grigi dei quartieri-satellite si deve sapere tutto. Mentre quando si va altrove, fra attici e ville con piscina, s’innalza la cortina della privacy. E anche sui social, autocoscienza collettiva dei nostri miseri tempi, le caste riunite (giornalisti compresi, ci mancherebbe) si ribellano contro i pochi cronisti che osano sbirciare dal buco della serratura, quando la porta in questione è dentro i palazzi che contano.

In fondo, però, sempre di droga (e di drogati) si parla. Cambia soltanto l’Isee.

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