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IL COMMENTO

La scelta suicida del partito del non voto nelle città: con l’astensionismo non si cambiano le cose

Dalla guida politica dipendono le scelte fondamentali che riguardano la vita in un territorio

Di Agatino Cariola |

Chi vincerà le elezioni amministrative a Catania, a Ragusa, a Siracusa, a Trapani, ad Acireale e in tutte le altre città siciliane dove si voterà per il sindaco e per il consiglio comunale? La preoccupazione – esemplari le comunali di Roma nel giugno 2021 – è che il vero vincitore possa essere il partito dell’astensionismo, e la prospettiva è assolutamente allarmante, perché significherebbe che abbiamo perso ogni speranza di cambiamento, che non abbiamo nemmeno più nulla da chiedere alla politica né qualcosa da dire sull’amministrazione delle nostre città.

Eppure dalla guida politica dipendono le scelte fondamentali che riguardano la vita in un territorio: il funzionamento dei servizi pubblici, la pulizia della città, le condizioni del traffico, la cura delle strade, la sicurezza collettiva, la definizione dei procedimenti amministrativi, ad iniziare dal tempo che occorre perché un’impresa che vuole investire da noi, ottenga una risposta chiara, ad esempio, riguardo un’autorizzazione richiesta e decida quindi se lavorare qui o no. L’elenco delle cose da fare potrebbe essere lungo, ma tutte concernono le attività che si svolgono nei palazzi comunali, dalla capacità delle assemblee cittadine di rappresentare gli interessi della popolazione, e dalla bravura dei sindaci di costruire squadre di lavoro efficienti con gli assessori nominati e con i dirigenti scelti.

Occasione di libertà

Le elezioni amministrative sono diverse da quelle politiche per la ragione che si vota direttamente un sindaco del quale si conosce la storia personale e si scelgono consiglieri comunali sulla base di un voto di preferenza (“doppiato” per il genere) e non con liste bloccate. Anche il collegamento ideologico con le grandi tendenze politiche nazionali è più sfumato. Da questo punto di vista rappresentano una grande occasione di libertà per ogni elettore, giacché appunto la sua scelta può spaziare su tanti candidati. Direi che anche la protesta potrebbe essere espressa nei modi più vari, purché si vada a votare. In realtà, non ci si può limitare alla contestazione, perché al contrario occorre investire su questo territorio e, in definitiva, su noi stessi.

Lo strumento principale

Certo, il voto è solo uno degli strumenti per partecipare alla vita politica: la segnalazione di problemi, la presentazione di istanze, la richiesta di intervento, il chiedere conto di quanto si è fatto, l’esercizio dei diritti di libertà sono tutti mezzi per partecipare in maniera attiva alla politica. Ma il voto rimane lo strumento per indicare chi deve assumere decisioni nel nostro interesse e per far valere la responsabilità di chi ha governato. Ed allora non possiamo trascurare il momento della competizione elettorale. Serve a chi vincerà per avere una forte legittimazione popolare e poter quindi governare con serietà ed efficienza, ma serve a noi, cittadini di questi territori.

Coloro che intendono “fare affari” o si aspettano qualche vantaggio personale, magari contingente come lo scambio di un favore, questi andranno a votare. Il problema è spingere a votare i tanti cittadini sfiduciati ovvero rassegnati a che niente potrà cambiare nelle loro città.

Il portafoglio sociale

A quelli che sono intristiti dalla politica e che pensano di astenersi propongo di andare a votare con l’occhio al portafoglio sociale, cioè a dire con l’attenzione alla realtà delle nostre città ed ai vantaggi collettivi che si aspettano. Cerco di chiarire: la qualità della nostra vita dipende dall’insieme dei servizi pubblici e sociali prestati in sede comunale; ma anche il valore delle nostre abitazioni private come l’attrazione di risorse e di investimenti discendono alla fine dal grado di pulizia e di sicurezza delle nostre strade. Le nostre città sono capaci di attrarre nuovi abitanti e di far rimanere i nostri figli a studiarvi ed a lavorarvi? Le case che abbiamo costruito con cura sono aumentate o diminuite di prezzo? Siamo orgogliosi dei nostri centri o ce ne dobbiamo vergognare le volte in cui viene a visitarci un amico da altre parti d’Italia o del mondo?

Questo significa votare con il portafoglio sociale. E questo significa anche che ad ognuno di noi è richiesto di occuparsi della sua città, perché se pensassimo che i problemi sono solo dei politici, ma che noi o i nostri vicini di casa possiamo continuare a buttare spazzatura in ogni angolo, a parcheggiare in terza fila, a costruire abusivamente, ecc., allora non ci sarebbe voto che tenga. Ma appunto non ci sarebbero soluzioni ai problemi né speranza. Votare è necessario, perché è una sorta di investimento su noi stessi; e come ogni investimento va curato ogni giorno. Sarebbe suicida far vincere l’indifferenza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA