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La Sicilia, terra di prossimità, se saprà fare sistema potrà giocarsi le proprie carte

La prossima Sicilia sarà una Sicilia più prossima? Non è un gioco di parole, e serve una contro-narrazione

Di Rosario Faraci |

La prossima Sicilia sarà una Sicilia più prossima?

Non è un gioco di parole. Rispetto però alla narrazione dominante che, specie sui mass media nazionali, usa numeri a mo’ di pennelli a manico lungo per dipingere l’isola come un territorio condannato a spopolamento, desertificazione e impoverimento, ci piacerebbe pure la contro-narrazione.Basata sempre su dati che però – come ha sottolineato di recente il governatore della Banca d’Italia a Catania – diano una lettura diversa delle potenzialità del Meridione. Oppure con uno storytelling sulle tante iniziative in atto che vanno in controtendenza rispetto ai luoghi comuni. Dove non si usano le graduatorie come vernici per “mascariare” la tela; ma invece si impiegano idee e visioni per colorare la prossima Sicilia come una terra capace di prossimità, per creare ponti di vicinanza. Ci sono alcune evidenze da raccontare.

Prima prossimità, la vicinanza territoriale. Migliaia di soci hanno partecipato sabato scorso all’assemblea straordinaria costitutiva del nuovo polo bancario nato dalla fusione per incorporazione in Banca Agricola Popolare di Ragusa della Banca Popolare Sant’Angelo. Da quando sono stati smantellati Cassa di Risparmio e Banco di Sicilia, ci sono voluti decenni, è vero; qualche pezzo importante si è perso per strada. Adesso però la creazione di una grande banca popolare regionale, terza in assoluto per numero di sportelli, con i centri decisionali mantenuti in Sicilia, lascia intuire che – nelle progettualità della governance, in primis il presidente Arturo Schininà e l’amministratore delegato Saverio Continella – c’è visione di generatività. La stessa che ha permesso in questi decenni a Ragusa di conquistare senza clamori il primato di sesta provincia generativa in Italia, secondo quanto rileva il Rapporto sul Benvivere.

Seconda prossimità, la vicinanza al futuro. C’è fermento di innovazione in Sicilia. Se ne discuterà domani a Torino con l’imprenditore Davide Pisasale all’Italian Tech Week, evento internazionale per professionisti del mondo digitale. Per la prima volta ci sarà un intero panel dedicato alla Sicilia per presentare agli investitori l’ecosistema regionale di start up ed imprese hi-tech a rapida crescita. Come pure eventi ed iniziative. Messina ospiterà il 3 e 4 ottobre Sud Innovation Summit, il più grande evento di digitalizzazione del Meridione. A Palermo l’11 ottobre si terrà la Mediterranean Startup World Cup con 66 imprese da ventidue Paesi. Catania ha ben tre tavoli aperti sull’innovazione promossi dal Comune.Certo, sono mancati finora i grandi capitali di ventura, ma adesso la musica è cambiata. Si guarda al Sud per innovare; se farà sistema, la Sicilia potrà giocarsi le proprie carte.

Terza prossimità, la vicinanza affettiva. In verità non è solo prossimità sentimentale, perché invece rappresenta un investimento di ritorno di grande valenza. Sono tantissimi i talenti giovanili che hanno deciso, specie dopo la pandemia, di rientrare nella terra natìa, consapevoli che non sarà facile, ma la sfida più bella è proprio questa: rendere la Sicilia attrattiva, non farsi raccontare che è solo seduttiva.Laureati, ingegneri, dottori di ricerca. Li abbiamo incontrati qualche sera fa ad Isola Catania su iniziativa di Giovanni Giambarresi e Chiara Crisci che hanno dato vita alla rete informale “Destinazione Sicilia” con quasi 400 iscritti su Telegram. C’è chi continua a lavorare da remoto per aziende del Nord; c’è chi ha deciso di mettersi in proprio o dar vita ad una start up innovativa; c’è chi ha trovato lavoro presso imprese siciliane. Il ritorno non è una sconfitta, è desiderio di voltare pagina e costruire.

Quarta prossimità, la vicinanza simbolica. I gesti figurativi di cuore sono spesso segni tangibili di un rinnovato impegno verso la propria terra. Esprimono concretamente il desiderio di restituire (give-back) quanto si è ricevuto in un altro momento. Tempo, denaro, mentoring e relazioni. Ognuno offre quello che può dare, se ciò serve a chi resta in Sicilia per non cadere nella trappola dei talenti, per la quale solo “cu nesci arrinesci”, mentre per tutti gli altri c’è il rischio di una polarizzazione sociale.Con queste valide premesse, l’imprenditore sociale Antonio Perdichizzi sta dando vita ad una grande e ambiziosa iniziativa no-profit denominata Marea. Connetterà alla Sicilia trecento pionieri che, sia nella nostra terra che fuori da essa per motivi di lavoro, vorranno mettersi pienamente a disposizione dei giovani che faranno impresa.

Studiare bene richiede anche pensiero critico.

*Rosario Faraci insegna Principi di Management all’Università di Catania. È giornalista pubblicistaCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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