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IL COMMENTO

Le migrazioni di questo tempo e quegli uomini in catene che ci devono far riflettere

La foto diffusa all'amministrazione Trump è un’immagine che preoccupa: i problemi non si affrontano con gli spot

Di Agatino Cariola |

La presidenza americana ha diffuso in tutto il mondo una foto che vede uomini in manette condotti verso un aereo militare come per essere portati chissà dove, sopra la frase “promesse fatte, promesse mantenute”. È un’immagine che preoccupa chi anche di fronte ai problemi posti dall’immigrazione vuole mantenere il senso della realtà.

Per chi considera il potere e le sue manifestazioni risulta assurdo che i problemi – l’immigrazione certo, ma anche i crack finanziari che inguaiano i piccoli risparmiatori e di lavoratori – siano affrontati alla stregua di messaggi pubblicitari, a dare una visione tutta rassicurante del potere pubblico.

Se fossi un redattore di Charlie Hebdo, riporterei la scena a quattro secoli addietro ed agli americani di oggi i quali festeggiano il Thanksgiving mostrerei i nativi americani che rimpatriano quei migranti che erano i Padri Pellegrini o, magari, affondano la loro nave, la mitica Mayflower. Del resto, come si fa a dimenticare la storia e scordare che l’America stessa è stata creata dai migranti o che l’Italia ha visto migrare tanti suoi figli verso altri Paesi all’inizio del tutto inospitali?

È vero che le migrazioni di questo tempo non sono paragonabili ad altre. Sono il frutto, però, degli squilibri mondiali e delle trasformazioni del pianeta. Qualche anno fa il collega prof. Emilio Castorina invitò professori di Paesi del Centro Africa, i quali hanno narrato della lotta di quelle popolazioni contro l’avanzare della desertificazione. Da anni si parla di aiutare i migranti a casa loro, ma nessuno ha visto sinora fare qualcosa di diverso dallo sfruttamento intenso delle risorse naturali di quei Paesi, ad incrementarne la povertà.

Non ho ricette per affrontare la questione immigrazione, ma constato che nessuno ne ha. Guardo con piacere che in un affollato ristorante catanese del centro storico molto personale è di colore, segno che l’integrazione è possibile sui luoghi di lavoro ed a suo mezzo, perché se si lavora assieme non c’è spazio o tempo per discriminare.

Di una cosa sono sicuro, anzi di due. Primo. Mi spaventa l’immagine di città assediate da chi vuole distruggerle, che era poi anni addietro il soggetto di tanti film di fantascienza simili a film dell’orrore. Quante persone dovremmo dedicare al ruolo di vigilantes delle frontiere? E con quali risorse le pagheremmo? E siamo sicuri che a loro volta queste superguardie non diventino esse i titolari di ogni potere? Che in nome della parvenza di sicurezza non siamo noi a cedere libertà fondamentali?

L’altra cosa è che la gestione dell’immigrazione non si fa a costo zero. La stessa integrazione non è a finanza invariata, ma richiede massicci investimenti culturali e … di risorse. È insomma un problema tremendamente serio che non permette soluzioni da corto circuito del tipo “buttiamoli a mare” o “rimpatriamoli”, “così non li vediamo più”. A tutta evidenza tattiche di questo tipo non funzionano, né in Italia né altrove.

Mi preoccupa l’idea di qualificare delinquenti chi solo tenta di migliorare la propria vita e per questo immigra in un Paese ricco. Mi angoscia che una persona sia messa in manette solo perché povera ed in cerca di aiuto. Bettelheim ha studiato che nei campi nazisti accadeva proprio questo per giustificare le atrocità commesse da uomini a carico di altri uomini: bastava convincersi che ebrei, gay, comunisti, dissidenti, ecc., fossero diversi da noi e che quindi non era immorale assassinarli. Direi che tutti siamo convinti che ciò non deve più ripetersi.

P.S.: nei prossimi giorni la città di Catania in tutte le sue componenti, anche in quelle laiche, si concentrerà sulla festa di Sant’Agata. Sono previste tante iniziative. Propongo al Comitato di organizzare qualcosa su Sant’Agata per i nuovi residenti nel nostro territorio. L’integrazione si fa anche a mezzo di idee di questo tipo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA