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L'INTERVENTO

Monsignor Paglia e la rivoluzione del Vangelo “contagioso”

Una parola che in questo caso riferisce di trasmissione di sentimenti, conoscenze, sensibilità che la Chiesa dona al mondo sin dalle origini

Di Emiliano Abramo* |

Monsignor Vincenzo Paglia è così: ama fare il prete, favorire l’ascolto piuttosto che mostrare il suo sapere, indicare la strada dei poveri e del Vangelo per decifrare un mondo complesso che a volte fa paura. Lo conosco da anni, da quando ero liceale, e di lui mi ha sempre colpito la capacità di trasmettere entusiasmo nel vivere il Vangelo, di apprezzare le storie e la vita di tutti, di essere amico sincero di tanti, specialmente dei poveri.

Se dovessi definire in breve il suo operato non parlerei dei suoi tanti libri o dell’importanza del prezioso lavoro svolto al servizio alla Chiesa, ma piuttosto della sua capacità di trasmettere il cristianesimo per contagio. Certo “contagio” è una parola ultimamente molto inflazionata ma che, in questo caso, viene rivalutata perché parla della trasmissione di sentimenti, conoscenze, sensibilità che la Chiesa dona al mondo sin dalle origini e che certe volte passano attraverso il lavoro di simpatia, credibilità e discepolanza che con semplicità conquistano i più, in un tempo a volte troppo arido come il nostro. Monsignor Paglia è questo: testimone di un Vangelo contagioso.

Nella bella intervista rilasciata proprio ieri emerge la possibilità di non lasciare troppo spazio alla paura, ma di trovare insieme strade per uscire dalla condizione di solitudine alla quale siamo esposti tutti. Strade nuove, come quella che hanno portato mons. Paglia ad Haiti dove ha avuto modo di parlare di speranza, ma soprattutto di ascoltare la sofferenza di uno dei popoli più poveri e soli al mondo. La sofferenza è una condizione purtroppo comune a tanti, lo abbiamo visto negli ultimi anni ascoltando ad esempio le storie dei migranti ma anche l’abbandono degli anziani in tempo di pandemia.

Gli anziani sono un mondo trascurato, a volte abbandonato da questo tempo che ha giudicato la mancanza di vigore fisico come condizione sufficiente per allontanare, isolare, consegnare alla tristezza prima e alla morte dopo la vita di chi è avanti negli anni: che stoltezza!

La Comunità di Sant’Egidio da sempre si interroga e accompagna la vita degli anziani cercando e trovando nel tempo forme utili per migliorare la vita degli anziani: assistenza domiciliare, visite negli istituti, alleanze con i giovani, reti di prossimità per favorire la vita nella propria abitazione, convivenze per evitare di vivere negli ospizi, sono solo alcuni esempi del lavoro sin qui fatto. Ma oggi si aggiunge un altro tassello: La Carta dei Diritti degli Anziani e dei Doveri della Società. È un lavoro prezioso svolto dalla Commissione ministeriale presieduta proprio da mons. Vincenzo Paglia e che ha come segretario il prof. Leonardo Palombi, noto accademico da sempre attento alla crescita di Sant’Egidio in Sicilia. Questo documento, molto apprezzato dal Presidente Draghi che nell’accoglierlo lo ha definito «un lavoro straordinario», è stato recentemente recepito dalla Regione Siciliana. C’è un’apertura al cambiamento, una piccola rivoluzione per l’assistenza agli anziani e alla sanità in generale che favorisce l’assistenza domiciliare, il rapporto umano con gli anziani, la stabilizzazione degli operatori e la volontà di premiare chi opera nel privato con qualità nel servizio piuttosto che il metodo del “ribasso” nella partecipazione all’affidamento.

Credo che a noi tocchi accompagnare questo lavoro di trasformazione con simpatia e senso del noi, per gioire di una cultura che parli di solidarietà. Una cultura capace di scrivere il futuro perché contagiosa, per dirla al modo di Vincenzo Paglia.

* Comunità di Sant’Egidio  

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