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Quei trionfi fatti di duro lavoro oltre le paure e gli infortuni

Di Fabio Pagliara |

Fabio Pagliara Solo chi è innamorato dello sport e delle Olimpiadi può capire quale emozione e quale impresa sia vincere l’Oro nei 100 metri ai Giochi. L’Italia dell’Atletica ci è riuscita grazie a Marcell Jacobs, Italiano di Desenzano con una storia di sofferenza alle spalle, bissando l’altra grande impresa di qualche minuto prima di Gianmarco Tamberi, saltatore in alto e grande amico.  Due ori frutto di lavoro e sacrificio, del grande lavoro di Paolo Camossi e del vulcanico Marco Tamberi (a cui voglio proprio bene) con  programmazione e tanta tanta determinazione. Marcell ha lavorato anche sulle proprie paure, quelle che lo bloccavano nei grandi appuntamenti, creando uno staff che ha lavorato straordinariamente bene sul corpo e sulla mente.  La storia sportiva, e umana, di Tamberi la conosco molto bene e con lui ho spesso chiacchierato, durante la mia esperienza da Segretario Generale della Federazione Italiana di Atletica Leggera; in questi giorni ho ripensato spesso all’infortunio che gli impedì di andare a Rio, a quanto coraggio ci sia voluto a rimettersi in piedi dopo un infortunio che secondo molti gli avrebbe impedito di tornare ad alto livello.  Gianmarco è come il calabrone che non sa di non poter volare, ma lo fa lo stesso. E al suo fianco ha avuto una famiglia che lo ha supportato, sostenuto, spinto ad andare avanti, proprio come la sua compagna, alla quale ha chiesto di sposarlo prima delle Olimpiadi.  Ha sognato da sempre di vincere le Olimpiadi e a quel sogno ha sacrificato tutto, ogni istante della propria vita. E a Tokyo ha finalmente realizzato quel sogno, volando a due metri e trentasette centimetri, portando il gesso dell’infortunio in pedana, con quella scritta che è una sentenza e un portafortuna: «Road to Tokyo». Sono felice per loro, molto felice per l’Atletica italiana e credo che da questi successi si debba trarre un grande insegnamento, che poi è un mantra anche nella mia vita: il lavoro paga sempre.  Nello sport, come nella vita, i successi non sono mai frutto del caso o dello “stellone” italiano, ma fanno parte di un percorso di crescita individuale e collettiva che passa dall’etica dell’impegno e dalla capacità di mettere ogni cosa al proprio posto, con un grande lavoro di squadra.  Le storie sportive e personali di Jacobs e Tamberi, accomunate da qualcosa di importante da raccontare anche fuori dai campi e dalle pedane, dimostrano che investire nello sport può davvero cambiare il volto dell’Italia, rendendola migliore e proiettata nel futuro.  

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