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green pass e dintorni

Raccontateci tutto ma non cosa è la libertà

Di Claudio Corbino |

Il moltiplicarsi delle polemiche, in Italia e in Sicilia, sull’obbligatorietà del Green Pass alimentano un dibattito pubblico, perlomeno surreale. I camionisti, i filosofi, il professore libertario, i portuali della Repubblica, l’assessore distratto e la politica dell’assurdo. Dalle parti più disparate, e spesso francamente più improbabili, si grida al complotto plutocratico che attenta alla nostra Costituzione e alla nostra libertà.  E davvero, senza polemica, o con tutta la polemica necessaria, fate voi, io non riesco a comprendere su quali basi si fondi questo dibattito. Siamo avvezzi purtroppo da anni, ad una politica priva di qualunque proposta che non indica una strada, ma segue, fomentandole, le paure dell’elettorato. Un voto, cento, mille in più, valgono bene ogni giravolta. Sui migranti che ci avrebbero tolto il pane, sulle tasse che sarebbero state drasticamente abbassate, sui diritti che sarebbero stati ampliati. Chiacchiere. Che la Pandemia ha disvelato nella loro pochezza. Perché il virus, esso sì, davvero ha attentato alle nostre libertà più elementari. Abbracciarsi, frequentarsi, lavorare, andare a scuola, viaggiare, in una parola vivere.  Ed ecco perché non si comprende a quale libertà si faccia appello da parte di chi si scaglia contro il Green Pass. Forse quella di chi confonde lo spazio della libertà, e cioè quello delle regole condivise, con quello dell’arbitrio?  Ed in effetti questo dibattito lunare, sembra molto alimentato da chi è espressione di un retaggio culturale dei diversi estremismi, di destra e di sinistra, che poi spesso si associano nello stesso costrutto antisistema.  Il Green pass è con ogni evidenza uno strumento volto a rafforzare la propensione della gente a vaccinarsi. E vorrei ben vedere! Nel mondo sono state somministrate quasi 7 miliardi di dosi (!) eppure c’è chi ancora non è convinto dello strumento del vaccino. Che poi, come dimostrano in modo inoppugnabile i dati sanitari di tutti i paesi del mondo, è la sola arma che ci sta, lentamente, riportando alla normalità. Del resto le vaccinazioni obbligatorie in Italia, da molti anni, sono 10. Riguardano i bambini e nessuno se ne lamenta. I nostri figli, giustamente, non possono iscriversi a scuola senza il certificato medico che ne attesti la vaccinazione da queste 10 malattie. Il principio del preminente interesse alla salute pubblica, rispetto ad alcune libertà individuali, del resto, è sancito da decenni da regole più banali, quali ad esempio quelle relative al divieto di fumo nei cinema, nelle scuole e nei locali pubblici in genere. Ah che bella libertà sarebbe quella del maestro che fumasse nella classe dei nostri figli!  E’ purtroppo il caso di ricordare che siamo stati tutti travolti da un meteorite chiamato Covid che ha stravolto le nostre vite. Molti hanno perduto per sempre il proprio lavoro, molti hanno visto morire i propri cari, tutti abbiamo dovuto guardare in faccia la paura che il nostro mondo potesse finire. La scienza ci ha salvati. E in Italia un Governo politico, nel senso più alto del termine, e certo non tecnocratico, ha messo in campo ogni risorsa per restituirci la nostra libertà, quella vera. E alla scienza, e a questa politica, andrebbe la nostra totale, pur sempre critica, riconoscenza.  Poi si può discutere di tutto naturalmente, delle origini ancora incerte del virus, delle conseguenti azioni internazionali di quei paesi che hanno cercato, e forse in alcuni casi sono riusciti, a trarre vantaggi da questa emergenza. Ma dopo due anni di pandemia, milioni di morti, diseguaglianze sociali enormemente accresciute, sarebbe davvero doveroso cambiare linguaggio e approccio nel dibattito pubblico. Ma se proprio non vi riescono, allora vorrei rivolgere un appello accorato alla variopinta armata dei No Pass: raccontateci pure la vostra visione tardo giovanilista e proto-populista, salutateci pure dal vostro cosmodromo lunare dal quale animate dibattiti e talk show, ma, vi prego, non venite a raccontare a noi che cos’è la libertà! 

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