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IL RICORDO

Nino Milazzo e la stagione breve ma intensa della rivoluzione in redazione

Il periodo in cui guidò “La Sicilia” da condirettore, reduce dalla inebriante esperienza ai vertici del Corriere della Sera

Di Antonello Piraneo |

Fu una stagione breve,  ma intensa, fors’anche tumultuosa per una redazione pressoché uguale per decenni e posta dinanzi al bivio di una svolta che da allora si ha l’ambizione di percorrere ancora, con immutato e anzi rinnovato impegno quotidiano. Fu la stagione de “La Sicilia” che Nino Milazzo firmò da condirettore, reduce dalla inebriante esperienza ai vertici del Corrierone, portandosi dietro, tornato tra i suoi colleghi della precedente vita redazionale, quel certo aplomb che era proprio di via Solferino e che gli calzava naturalmente, a lui che aveva stile  poco siculo e piuttosto molto anglosassone: misurato, sobrio, mai sopra le righe. Poi, certo, s'incazzava di brutto pure lui e alcune sfuriate sono storia di questo giornale che più ne scriviamo, più lo viviamo e più ci rendiamo conto di quanto sia  non una sommatoria di pagine ma uno spaccato di Sicilia.

Avere  vissuto da “biondino” quella stagione è stato un privilegio assoluto. “Biondino” è il termine romantico che sta per precario in attesa di assunzione, un piede dentro ciò che insegui e l'altro direzionato altrove, non si sa mai nella vita. E da “biondino” si osservava con sfrontata curiosità e malcelata ambizione la mutazione anche anagrafica del giornale, la svolta che sarebbe stata traumatica per i più anziani e invece primavera per tutti gli altri. Da “biondino” si bussava con un surplus  di timidezza a quella porta chiusa – perché Nino Milazzo la sua porta la teneva chiusa, atteggiamento di riservatezza che qualcuno scambiò per alterigia – per sottoporgli la bozza della pagina di provincia appena ultimata e te la richiudevi alle spalle, questa porta mitizzata, con la soddisfazione di un esame superato con il voto più atteso: «Grazie, puoi andare. Domani ci sei tu?». Una domanda che ripetuta ogni sera era prodromica all'agognata assunzione.

Quella stagione finì, ma  per tanti di noi ex “biondini” continuò  il rapporto non più col "direttore", ma con Nino – il tu richiesto e imposto – col collega prodigo di consigli anche nei giorni più difficili di questa testata, lui idealmente al nostro fianco per difenderne storia e autorevolezza essendone stato tra gli artefici, e mai avaro di rimbrotti: «Questa notizia meritava  più spazio, non l'avete colta. Peccato». 

Vogliamo ricordarlo così, non con la voce affannata delle ultime telefonate. Vogliamo ricordarlo seguendo i suoi insegnamenti, per i quali forse in tanti non l'abbiamo ringraziato mai abbastanza. Farlo  adesso può apparire retorico. Invece il sentimento è vero e la commozione anche. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA