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Perché è giusto che la Costituzione si possa anche cantare 

Salvini ha voluto censurare Mattarella per la sua presenza a Sanremo. L’ha fatto non in modo polemico, ma con l'atteggiamento sussiegoso di chi vuole dimostrare che il presidenzialismo va fatto costi quel che costi

Di Salvo Andò* |

Salvini ha voluto censurare Mattarella per la sua presenza a Sanremo. L’ha fatto non in modo polemico, ma con l'atteggiamento sussiegoso di chi vuole dimostrare che il presidenzialismo va fatto costi quel che costi. Il leader leghista ritiene che un Presidente della Repubblica eletto in Parlamento non abbia nulla da fare; che abbia tanto tempo da dedicare al divertimento E’, insomma, solo un ingombro, perché ha poteri di veto; ma non di reale decisione; quindi, tanto vale eliminarlo.

Non gli ha dato fastidio solo la presenza di Mattarella alla gara canora, il più grande evento nazionalpopolare che si svolge nel Paese, ma soprattutto il fatto che in questa occasione sia stato celebrato il 75° anniversario dell'approvazione della Costituzione. E la presenza del Capo dello Stato ha dato un carattere ufficiale a questa celebrazione.

Gli ha dato fastidio poi il lungo e ottimo discorso di Benigni, il quale ha spiegato in modo convincente, anche a chi è del tutto digiuno di nozioni costituzionali, che la Carta conserva intatto il suo valore e che è bene che principi essenziali, come quello relativo alla libertà d'opinione, non vengono confiscati dall'esecutivo. E ancora, non ha tollerato che in un momento in cui si parla di riforme istituzionali ,che a giudicare dalle reazioni di tanti rischiano di dividere il Paese, si sia ricordato a Sanremo che in un anno e mezzo i padri costituenti hanno scritto l’intera Costituzione, destinata a diventare poi un modello a cui si sono ispirati anche altri Paesi che si avviavano alla democrazia. Insomma, i costituenti,nonostante che le macerie morali e materiali lasciate dalla guerra non fossero ancora rimosse, riuscirono ad operare in un clima di straordinaria concordia.

È la stessa concordia che auspica oggi il presidente del Consiglio, che si trova però a dirigere a dirigere una coalizione con troppi capi che disputano tra loro su tutto, con troppe anime che difficilmente potranno trovare una sintesi sui valori da porre a base di una riforma costituzionale. Parlare di tutto ciò anche Sanremo non significa mortificare la Costituzione, minacciarne la sacralità. Anzi. significa esaltarne la centralità utilizzando tutte le occasioni, anche quelle date dallo svago per porre al centro dell'attenzione il tema della complessità di una riforma costituzionale che non si può portare avanti all'insegna della improvvisazione e della discordia.

Ed è bene che tutto il Paese possa sentirsi coinvolto nel dibattito sulla riforma costituzionale, diventando così protagonista di una discussione pubblica che riguarda il futuro della nostra democrazia. Anche le informazioni, i giudizi dati da un comico intelligente possono servire a questo scopo.  Salvini ritiene che la cultura politica che la Costituzione esprime sia culturame, per dirla con Scelba, insomma una paccottiglia di idee ormai superate, alla luce della svolta politica verificatasi con le elezioni del 25 settembre. È soprattutto l’idea del potere limitato che indigna il leader della Lega, il quale ritiene che forti contropoteri possano mandare il Paese in rovina.

Salvini ritiene che in presenza di una svolta politica bisognerebbe realizzare anche una svolta costituzionale, perché a suo giudizio la Costituzione vigente sarebbe segnata da un sovraccarico di pregiudizi ideologici che vanno rimossi. Ma le Costituzioni rappresentano un elemento identitario fondamentale per una comunità nazionale; non si possono cambiare radicalmente, perché il rischio è quello di creare sommovimenti, disordini, che certo non servono alla stabilità politica. Un conto è ritoccare la Costituzione, un altro conte è inserire nel corpo di essa troppe protesi che ne stravolgono il senso.

La Meloni pare più prudente del leader leghista quando affronta questi temi. Salvini e i suoi sodali si sono scandalizzati perché a Sanremo si è parlato della Costituzione. Ma 14 milioni di telespettatori hanno condiviso la celebrazione del suo 75° anniversario, la presenza di Mattarella in questa occasione a Sanremo, i discorsi che si sono fatti senza appesantimenti retorici sulla qualità della nostra carta costituzionale.

Il pubblico di Sanremo ha applaudito il discorso di Benigni perché non si trattava di un'invettiva politica contro qualcuno, ma di un atto di omaggio ai padri fondatori che ci hanno dato un'ottima Costituzione, grazie a una intesa totale sui valori di fondo e non ritenendo che ti potesse realizzare una lottizzazione tra i principi in base alle appartenenze politiche. Le Costituzione non possono essere un abito di Arlecchino.

È auspicabile che su questi temi si possa parlare di più nel Paese, che di ciò si parli di più anche all'interno del governo, ove si registra l’inadeguatezza di alcuni ministri. Esiste la Meloni. Ma molto del resto è fuffa.

Alcuni personaggi del governo si sono mostrati indignati di fronte a questa idea di Benigni, che non è un costituzionalista, di portare in piazza la Costituzione, dimostrando la stessa capacità persuasiva di cui ha dato prova quando ha parlato in piazza della Divina Commedia. È più che mai opportuno oggi, di fronte a tanta confusione politica, difendere i valori costituzionali anche attraverso la discussione pubblica svolta in tutti i luoghi in cui è possibile farlo. Non bisogna lasciarsi impressionare dalle scomuniche lanciate da Salvini, perché trattasi nello stesso Salvini che decideva la crisi di governo al Papeete, consultandosi con i bagnanti che lo applaudivano. 

*costituzionalista, presidente nazionale di Lab DemCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA