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Corona Verde di Torino, esempio Ue contro consumo suolo

Di Redazione |

BRUXELLES – Il rappresenta “un intervento positivo che contribuisce a e ad aumentare la qualità dell’ambiente rurale-urbano”.È la valutazione espressa nello studio sull’urbanizzazione e l’uso sostenibile del suolo realizzata dal programma Espon, specializzato in analisi regionali Ue. Un documento in cui si sottolinea tra l’altro come solo l’11% del suolo ‘consumato’ in Europa dall’espansione delle città negli ultimi 18 anni sia stato utilizzato per aree verdi.La ‘Corona Verde’ torinese, che vede la , si configura come pensata per offrire alla collettività benefici ecologici, sociali ed economici, mettendo in connessione tra loro aree naturalistiche, fluviali e agricole, beni storico-culturali e le residenze sabaude delle località della cintura.Obiettivo del progetto, avviato nel 2009 con un , è promuovere una visione nuova e alternativa del territorio, basata sulla qualità della vita e dell’ambiente, che rafforzi l’attrattività e la competitività dell’area metropolitana torinese.”Una strategia – scrivono i ricercatori – che mette insieme politiche intersettoriali volte a migliorare la e gli , con la mitigazione e la rinaturalizzazione delle barriere infrastrutturali”.La ‘Corona Verde’, di cui vi sono diversi esempi in Europa – da Lipsia, a Cork, a Londra – rientra tra le , iniziative che mirano a ridurre lo sviluppo urbanistico oltre una certa area, limitando così la diffusione delle aree urbane, il cosiddetto ‘urban sprawl’, e promuovendo un . Questo tipo di interventi incoraggiano al contrario la riqualificazione e la densificazione urbana.Nel caso di Torino il successo della strategia, secondo i ricercatori, è dimostrato dalla sua per l’implementazione di progetti a breve termine che rientrano però in una strategia di lunga durata”.Tra gli altri esempi positivi citati dallo studio anche la , interessante perché coinvolge “attori privati nella sfera pubblica, favorendo e promuovendo l’attivismo degli stakeholder nelle politiche pubbliche”.Secondo quanto emerge dalla ricerca Espon, nel periodo che va dal 2000 al 2018 nell’area See (Spazio economico europeo) che include Ue, Regno Unito, Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein., prevalentemente residenziale, il 37% è stato destinato ad un uso industriale (inclusi centri commerciali e uffici), il 17% è stato utilizzato per costruire delle infrastrutture, inclusi gli aeroporti, e solo una piccola parte, l’11%, è stata trasformata in un’area verde urbana.

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