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L’Europa punta a un’alleanza volenterosi contro il caro-prezzi del gas

Di Redazione |

BRUXELLES -Un’alleanza di volenterosi contro la crisi energetica e il rincaro dei prezzi del gas. I leader europei ne hanno parlato alla cena informale organizzata nel castello di Brdo, in Slovenia, prima del vertice con gli omologhi dei Balcani occidentali. Il Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre, infine, potrebbe delineare una prima risposta.Il tema è delicato, anche perché i Paesi Ue finora si sono mossi in ordine sparso. E allora Bruxelles potrebbe virare su un’azione volontaria, quella di un accordo che punti a mettere da parte riserve strategiche di gas con l’obiettivo di calmierare i prezzi. Il punto, ben chiaro ai vertici dell’esecutivo europeo, è che l’Ue non può muoversi su questa crisi alla stessa maniera che sui vaccini. In primis perché arrivare a un allineamento delle posizioni degli Stati membri, a dispetto di quanto avvenuto sul Covid, è quasi impossibile. E poi c’è un dato: i contratti energetici non sono appannaggio di attori pubblici ma vengono conclusi da aziende private. , ha evidenziato che punta a ‘disaccoppiare’ il corso dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas. “Dobbiamo esaminare la possibilità di separarli all’interno del mercato perché abbiamo un’energia molto più economica, come ad esempio le rinnovabili”, ha spiegato. “Per il gas dipendiamo per il 90% dalle importazioni e per il petrolio per il 97%, siamo quindi molto dipendenti dai fornitori esterni”, ha puntualizzato von der Leyen.Certo, gli effetti della crisi energetica non sono stati unitari in Europa. I Paesi membri che hanno riserve energetiche di gas sono circa 14. In Italia, invece, la fiammata dei prezzi di elettricità e benzina non si ferma. La Spagna non naviga in acque migliori e non a caso L’apertura di Mosca a un intervento per allentare le tensioni sui prezzi del gas non spazza comunque le preoccupazioni sull’andamento dell’inflazione. La previsione del Fmi certifica così la tesi delle maggiori banche centrali sul fatto che l’inflazione alta è un fenomeno transitorio dovuto a problemi alle forniture e ai colli di bottiglie nelle catene di approvvigionamento. Proprio sugli istituti centrali è acceso il faro degli investitori, con una particolare attenzione alla Fed che dovrebbe avviare già in novembre il processo della riduzione degli acquisti di asset, iniziando così a voltare pagina rispetto alle misure straordinarie messe in campo per la pandemia. Ma sulla Fed pesano non poche incertezze al di là dell’andamento dei prezzi. C’è il nodo della presidenza della banca centrale americana: non è infatti ancora chiaro se verrà confermato o meno per un secondo mandato. I democratici progressisti, con in prima fila, premono affinché venga sostituito perché “pericoloso” e inadeguato. non si è ancora pronunciato ma, secondo indiscrezioni, il presidente americano ha fiducia in Powell. E poi c’è a più breve termine il nodo tutto politico dell’aumento del tetto del debito. Dopo settimane di impasse, la proposta del sembra aprire la strada a un’intesa che, quantomeno, rinvia al 30 novembre il tetto del debito, sminando il rischio di un default il 18 ottobre, il termine ultimo per un’azione da parte del Congresso.

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