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La morte di lady D 25 anni fa: il ricordo, un po’ sbiadito ma nostalgico, della “regina di cuori”

L'ex moglie infelice di Carlo d'Inghilterra chiuse i conti con il suo triste destino il 31 agosto del 1997 nel tunnel dell'Alma a Parigi

Di Alessandro Logroscino |

Un’icona appena sbiadita dall’oblio, ma non dimenticata; anzi, canonizzata post mortem nella memoria di schiere di ammiratori, dopo esser stata in vita segno di contraddizione quasi letale per la monarchia britannica. Il Regno Unito e il mondo ricordano dietro un velo di nostalgia, e di emozioni placate dal tempo, Lady D, al secolo Diana Spencer, a 25 anni esatti dallo schianto del tunnel dell’Alma. L’incidente che il 31 agosto1997 mise fine a Parigi, nello sbigottimento di miliardi di spettatori, a una breve quanto turbinosa esistenza: quella della "principessa del popolo", stella spentasi a 36 anni al culmine di una tragica fuga dai paparazzi assieme a Dodi al-Fayed, sua ultima, scandalosa fiamma. 

Consorte infelice del principe Carlo, eterno erede al trono ancora in attesa a 73 anni suonati di raccogliere lo scettro da sua madre Elisabetta, Diana chiuse in quella notte di fine estate i conti con un destino scintillante eppure triste. Un destino che – bella, timida e sorridente – l’aveva proiettata agli onori delle cronache appena ventenne, sull'onda del matrimonio da fiaba del 1981 con il principe di Galles.

Ma che – fra copertine glamour e tormenti sotterranei, popolarità globale e depressione nascosta – sarebbe sfociata troppo presto nell’epilogo fatale. Dopo la nascita del primogenito William, secondo nella linea di successione del casato, e del cadetto Harry, suo quasi clone ribelle; la denuncia pubblica dagli schermi della Bbc (senza precedenti in casa Windsor) del tradimento di Carlo con Camilla Parker Bowles; l’ammissione delle proprie stesse infedeltà; e infine il devastante annuncio del divorzio reale del secolo, punito da Sua Maestà con un’umiliante revoca dei titoli. 

Ne sarebbe derivata una bufera tale da scuotere l’istituzione monarchica come mai prima, o dopo, durante l’intero arco del regno elisabettiano giunto in questo 2022 al settantennale del Giubileo di Platino. Terremoto destinato a toccare il clou proprio con i contraccolpi della folle corsa di Parigi. Furono le settimane in cui la corona, e persino lo straordinario consenso verso Elisabetta II, parvero traballare paurosamente sotto il segno di un distacco dal comune sentire popolare e di una freddezza imputata da tanti alla matriarca: riconosciuti a posteriori alla stregua di «errori» gravi da storici di corte come Ed Owens. Crisi che la regina, consigliata controvoglia dall’allora premier Tony Blair, seppe peraltro far rientrare con un bagno di umiltà ai margini del colossale funerale di popolo accordato a Londra alla principessa degradata. Tanto che oggi, a un quarto di secolo di distanza, il ricordo di colei che da defunta i tabloid non esitarono a proclamare "regina di cuori" della gente comune, può dirsi improntato a un’atmosfera largamente pacificata e condivisa. Un clima ben rappresentato dalla statua che i figli William e Harry hanno voluto far innalzare nel cuore di Kensington Garden e offrire all’omaggio collettivo fin dal luglio 2021: nel giorno nel quale Diana Spencer – figlia dell’alta aristocrazia inglese capace di suggerire sentimenti istintivi di empatia a vasti strati popolari con i suoi gesti e le sue fragilità, le campagne contro le mine e gli abbracci ai malati d’Aids, l’immagine glamour da giovane donna privilegiata unita al rifiuto di convenzioni e ipocrisie – avrebbe dovuto compiere 60 anni. Se fosse vissuta. 

Intanto, sullo sfondo, una serie tv di enorme successo planetario come The Crown, prodotta da Netflix, suggerisce all’isola e al mondo un racconto della sua avventura in chiave simpatetica. Mentre la Royal Family – sebbene alle prese con nuove fibrillazioni, dallo scandalo sessuale del principe Andrea allo strappo americano di Harry e di sua moglie Meghan Markle, che a Lady D parrebbe in parte volersi ispirare – ha ritrovato una sua stabilità: segnata dal colossale patrimonio di rispetto restituito alla 96enne Elisabetta, come pure da un ridimensionamento delle perplessità sull'adeguatezza di Carlo alla successione e dall’accettazione (senza paragoni possibili) di Camilla in veste di futura regina consorte. Oltre che da un atteggiamento più moderno e meno passivo della corte dinanzi a polemiche o a passi falsi da cui nessuno, reale o meno, può più pretendersi immune.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA