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Ue, le calamità naturali costate 77 mld in 20 anni

Di Redazione |

BRUXELLES – come le inondazioni che in questi giorni stanno devastando il nord Europa sono una realtà concreta e misurabile, con un impatto sulle nostre vite, ma anche sulle nostre economie. hanno provocato degli con un conseguente calo della produzione interna, causando , di cui 43,5 miliardi di euro direttamente collegabili ai disastri naturali, e 33,4 miliardi di euro derivanti dai legami economici con le aree colpite da calamità naturali.La fotografia, piuttosto cupa, è restituita dal , specializzato in analisi delle politiche regionali. Secondo i ricercatori, l’Europa centrale, orientale e sud-orientale è stata l’area relativamente più colpita da calamità naturali in termini economici. E tra i Paesi più esposti c’è anche l’Italia, dove a subire di più i colpi del cambiamento climatico spiccano l’Abruzzo e diverse province in Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia. Non va comunque meglio sul versante occidentale europeo, dove a soffrire i maggiori danni sono state alcune aree nel Regno Unito, in Irlanda, Danimarca, Francia e Spagna. sono, tra le calamità naturali osservate, quelle che hanno lasciato ricadute economiche e disastri più pesanti dietro sé. stimati dai ricercatori, Le regioni più interessate dalle calamità naturali non sono comunque necessariamente quelle che soffrono le maggiori perdite economiche. Francia e Germania, ad esempio, sono le aree più colpite dalla siccità, ma i danni più consistenti causati da questo fenomeno si registrano nei Paesi del Mediterraneo (Italia e Spagna su tutti), e dell’Europa centro-orientale (Romania e Ungheria).”Le calamità naturali – scrivono i ricercatori – non sono equamente distribuite tra i diversi territori. A parità di pericolosità, il loro impatto può variare considerevolmente” a seconda della . Una variante complessa da definire, composta da una molteplicità di fattori – sociali, economici, demografici, ambientali e di governance – che aiuta a capire perché una calamità naturale possa trasformarsi in una catastrofe.Secondo lo studio, i territori più vulnerabili e a rischio anche per il prossimo futuro si trovano nella regione baltica e nell’Europa orientale e meridionale. Aree definite “ad alta” e “molto alta” vulnerabilità nelle quali, complessivamente, si concentrano 116 milioni di persone su un totale di 528 milioni, pari al 22% della popolazione europea. sono i Paesi che contano , seguiti da Spagna, Portogallo, Ungheria, Polonia e Francia.

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