A Catania tutti uguali con il rimo di "Percustramba", fare musica per socializzare
L'arte del suono a portata di tutti. Il progetto di due catanesi che volevano fare i musicisti, ma che hanno scelto di aiutare gli altri
L'arte del suono a portata di tutti. Vibrazioni, sound e movimenti - elementi ancestrali e innati in ciascuno di noi - sono le “note” di “Percustramba” il progetto esperienziale nato da un’intuizione del giovane catanese Emanuele Puglisi. L’obiettivo è quello di uscire dai classici canoni del “fare musica” utilizzando il corpo e gli strumenti realizzati con materiali di recupero, per creare una miscela di suoni urban e di sonorità elettroniche.
“Percustramba” è uno spazio creativo, aggregativo e anti stress, aperto alle persone che hanno voglia di vibrare di mettersi in gioco attraverso la ritmica. È un’esperienza che ha nella musica l’elemento essenziale per facilitare la socialità e la partecipazione con l’opportunità, anche, di provare a suonare davanti a un pubblico. Un laboratorio per l’aumento del benessere psicofisico, il miglioramento dell’ascolto, la crescita del potenziale espressivo e la creazione di un contatto con noi stessi e con ciò che ci circonda.
Emanuele è il “papà” di “Percustramba”, è un batterista e ha 37 anni. Sebi Barbagallo, ne ha 40, è un psicoterapeuta e suona il basso. Ha “sposato” la causa e il progetto arricchendolo con delle competenze scientifiche. Un percorso che è qualcosa in più della musicoterapia che si è evoluta prima in un’esperienza personale (quella di Emanuele) e poi di gruppo.
«È adatto - spiega Emanuele - soprattutto a chi non ha mai suonato in vita sua e che vuole fare un’esperienza musicale attraverso il ritmo. Lavoriamo molto con le percussioni utilizzando perlopiù strumenti musicali non convenzionali, ottenuti da materiali da riciclo, perché ogni oggetto può avere un’anima. Così, diamo vita a bidoni della spazzatura, lattine, lamiere che si trasformano in elementi per produrre e comunicare ritmo. Il passo successivo e l’incontro con la parte armonica, quindi con gli strumenti».
Ecco come nasce percustramba. «Sognavo di fare il turnista. A 16 anni credo sia legittimo. Quando gli anni sono diventati almeno il doppio ho compreso la necessità di autosostenermi. Vivevo a Roma, senza poche difficoltà, così mi sono ritrovato a lavorare in una casa-famiglia assieme anche a persone con difficoltà relazionali. Per comunicare, quindi, è stato quasi istintivo il ricorso alla musica: ho iniziato a giocare con gli strumenti che avevo a disposizione e mi si è aperto un mondo».
«È una modalità, una strategia - aggiunge Sebi - uno strumento di intervento che può lavorare sia sui punti di forza personali e quindi abbracciare una platea più vasta di persone, sia sui punti di debolezza abbracciando tutto il mondo delle differenti abilità. Si parte dal presupposto che ognuno di noi ha una caratteristica e la mette in discussione attraverso strumenti prevalentemente di comunicazione non verbale e di relazione con gli altri. Tutto ciò che è pragmatico, in quanto comunicazione, lo possiamo riutilizzare all’interno di un contesto, di un set che è quello di “Percustramba” che permette con l’ausilio degli strumenti riciclati, di mettere in discussione alcuni aspetti del nostro vissuto emotivo. Per noi l’esperienza musicale è di natura relazionale, è emozione. L’obiettivo è quello di mettere in relazione non le persone, ma il loro vissuto, i pensieri, le emozioni, l’intelligenza emotiva, il cuore. Il sentimento è uguale all’emozione e al pensiero e un conseguente comportamento, di cui “Percustramba” privilegia il non verbale. La messa in relazione del vissuto lo sperimentiamo attraverso il ritmo per arrivare all'obiettivo finale: il benessere. Perchè attraverso la musica come esperienza sonora e corporea è possibile liberarsi da qualsiasi barriera linguistica e di rapporti umani».
Un incontro del tutto casuale (e assurdo) quello tra Emanuele e Sebi, avvenuto nel 2005 tra le strade di Sanremo. Entrambi partecipavano all’appendice del Festival “Sanremo rock”, suonavano in due band differenti.
«Ho incontrato Emanuele - ricorda Sebi - mentre camminava per le vie della città dei fiori poco dopo le nostre esibizioni in teatro. Io cercavo qualcosa (che non avevo smarrito) sotto le auto in sosta e lui, incuriosito, mi chiese cosa. Un coniglio gli risposi, rimase stupito. Era quello il mio obiettivo, stupire. Io in realtà non cercavo alcunchè, ma lo stupore negli altri e ho utilizzato la scusa del coniglio perchè gli altri si stupissero. Così abbiamo iniziato a collaborare in diversi progetti musicali, abbiamo lavorato come backliner (i tecnici di palco che accordano gli strumenti utilizzati per i concerti e che hanno il contatto diretto con i musicisti) nei palchi dei concerti della Sicilia. E lo dobbiamo a Aldo Mazzarino e Nellino Noce di Altovolume, persone importanti del panorama musicale siciliano, che ci hanno dato fiducia, eravamo giovani, avevamo appena 18 anni o qualche in più e hanno creduto in noi».
«Poi ognuno ha intrapreso nuovamente percorsi diversi - aggiunge Emanuele - io ho lasciato la Sicilia, lui ha proseguito gli studi universitari in psicoterapia. Per anni ho continuato a fare musica anche con qualche bella soddisfazione, ma quel esperienza in casa famiglia è stata assolutamente dirimente. Così ho scelto di tornare a studiare, appassionandomi sempre più a un impiego della musica come strumento di relazione e non solo di arte o puro intrattenimento. Dopo qualche anno, a Firenze, ho avviato la fase sperimentale di “Percustramba” grazie a un mix tra la musico-terapia e i laboratori di percussioni».
Un progetto, dunque, che parte da Firenze, si sposta a Roma fino ad arrivare anche a Catania. Oggi è uno dei laboratori tenuti dal Cinap (il Centro per l’inclusione attiva e partecipata dell'Università), presieduto da Massimo Oliveri. In cantiere c’è l’idea di ricreare il laboratorio a teatro, nella Sala Harpago. Per creare un nuovo ritmo a misura di cuore.
La chiusura in musica (con le parole di Brunori Sas) e d’obbligo: “Per due che come noi” «volevamo fare i musicisti e abbiamo invece scelto di aiutare gli altri...».