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Catania: dopo il sequestro della trattoria, astici e aragoste affidate alla Lav

Di Redazione |

CATANIA – Le chele sono ancora vispe, nonostante quasi un mese di “reclusione” in uno dei tre ristoranti in via Michele Rapisardi posti sotto sequestro penale a seguito di un’operazione di Polizia dello scorso 16 ottobre. Si tratta di nove esemplari canadesi e quattro mediterranei fra aragoste e astici, “scampati” alla cottura in padella, e che ora saranno presi in carico dalla locale sezione della Lav, come disposto l’altro ieri dal giudice del Tribunale. «Alla questura di Catania e all’Asp veterinaria – commenta Angelica Petrina, Lav – va tutto il mio apprezzamento perché si sono preoccupati di curare gli animali in tutto questo periodo. Hanno fatto davvero un lavoro straordinario, da parte nostra ci stiamo muovendo per trovare la migliore sistemazione possibile per i crostacei».

«L’attenzione posta dal giorno del sequestro – aggiunge Simone Platania, Asp Veterinaria – è stata sempre altissima. La collaborazione “schiena con schiena” con la Polizia – commissariato Centrale e squadra Amministrativa – è stata fondamentale: hanno fornito anche gli alimenti per gli aspidi. Sappiamo come funziona quando si tratta di animali vivi, quindi niente è stato lasciato al caso».

«Gli aspidi – precisa Riccardo Gangi, Asp dipartimento prevenzione veterinaria – dopo il sequestro erano stati abbandonati a se stessi. Non appena ce ne siamo resi conto, praticamente da subito, è scattato il deferimento all’autorità giudiziaria per maltrattamenti e abbandono di animali. La questura ha messo a proprio carico personale e alimenti per prendersene cura, col nostro supporto, in attesa della delibera del magistrato sul loro affidamento alla Lav, associazione sempre molto disponibile, che troverà la migliore sistemazione possibile per gli aspidi. Nel frattempo la polizia continuerà a nutrire i crostacei, silenziosamente, come ha fatto fino a oggi».

Per i ristoranti in questione le indagini degli inquirenti sono ancora in corso: il sequestro era scattato per gravissime e numerose violazioni di carattere penale attinenti alla normativa sulla tutela e sicurezza dei lavoratori con personale impiegato “in nero”, reato di frode in commercio, somministrazione di sostanze non genuine, scarse condizioni igienico sanitarie, uscite di sicurezza bloccate, estintori scaduti, prodotti ittici in cattivo stato di conservazione, alimenti di origine vegetale e animale scaduti».

In una città a alto potenziale turistico come Catania e con la “movida notturna” tra le più famose in Sicilia l’accaduto non può certo passare inosservato. «Come Asp veterinaria – sottolinea Gangi – ci occupiamo di tracciabilità degli alimenti, eventuali truffe alla comunità europea, sostanze che vengono aggiunte come additivi creando nocumento alla salute pubblica e, non per ultimo, pensiamo anche a questi poveri animali».

Ed ecco la proposta, per la verità già lanciata e non raccolta, sia a amministrazione comunale sia a associazioni di categoria, animalisti, ristoratori consumatori: «L’istituzione di un “bollino blu”, riconoscibile – avanza Gangi – posto all’esterno dei locali e che certifichi l’ottima qualità delle materie prime utilizzate e la correttezza verso i clienti. Ma per arrivare a questo occorre una sinergia tra istituzioni, mass media e opinione pubblica. Noi come Asp ci mettiamo a disposizione per raccogliere segnalazioni, anche anonime, da parte degli avventori dei locali. Per procedere con verifiche e certificazioni gratuite allo scopo unico di garantire la tutela della salute pubblica».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA