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Le pizze e le focacce dei greci di Sicilia

Di Redazione |

Risultati interessanti e scoperte significative hanno caratterizzato la campagna di scavi realizzata a Himera dall’Università di Berna grazie alla convenzione tra il Polo Regionale di Palermo per i Parchi e i Musei Archeologici/Parco Archeologico di Himera e l’Università svizzera.

E’ quanto si legge in una nota, secondo cui questa 7^ campagna, ormai in fase finale, è stata realizzata nell’area del Piano del Tamburino, una zona dell’antica colonia greca di Himera, nel palermitano, nei pressi di Termini Imerese, poco indagata e poco conosciuta fino all’avvio delle ricerche dell’Università di Berna che, a partire dal 2012, hanno riportato alla luce alcune aree sacre che verranno indagate ulteriormente nei prossimi anni.

La ricerca di queste campagne, sottolinea la nota, si è concentrata su una delle aree sacre, caratterizzata da un vasto spazio aperto di oltre 100 metri quadrati con tre altari e numerose deposizioni, il cuore del santuario dove si svolgevano i riti e varie attività sacre. Questo spazio aperto era circondato da due nuovi edifici indagati quest’anno. Questi sembrano essere legati a funzioni sacre e alla preparazione e conservazione del cibo.

E’ stato tra l’altro portato alla luce un vano adibito a dispensa per derrate alimentari – vino, frumento, acqua, olio – connesse alla vita dell’area sacra. Un numero elevato di fornelli, marmitte e pentole fanno supporre la preparazione di cibo e focacce per un numero elevato di persone che frequentavano il santuario. Specialmente i cosiddetti forni a campana nonché le piastre da cottura fanno pensare alla produzione di pizze e focacce. L’alta presenza di contenitori d’acqua (hydrie) e la vicinanza di una probabile falda acquifera permettano inoltre di fare luce sull’importanza dell’acqua non solo come fonte di vita, ma soprattutto come elemento purificatorio obbligatorio per l’entrata nel santuario.

Lo scavo, conclude la nota, è stato realizzato sotto la guida do Elena Mango dell’Università di Berna e con un’equipe di 11 persone, composta da docenti (J.-R. Gisler), assistenti-dottorande (Marcella Boglione, Aleksandra Mistireki), studenti delle Università di Berna e Palermo nonchè di due disegnatrici (Roberta Sperandeo, Termini Imerese, Ulrike Koy-Seemann, Università di Tübingen), di un’archeologa/fotografa (Simone Voegtle, Università di Berna/Ginevra). Il lavoro si è svolto con la supervisione del direttore del Polo Archeologico di Palermo, Francesca Spatafora, e del responsabile del Parco di Himera, Maria Rosa Panzica che, assieme a Mango, presenteranno i risultati dello scavo e una piccola esposizione dei reperti rinvenuti, alle 19, presso il Museo Pirro Marconi (Tempio della Vittoria) ad Himera.

Nel 480 a.C. proprio nei pressi di Himera si tenne la celebre battaglia nella quale gli agrigentini e i siracusani distrussero le armate cartaginesi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA