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Rula Jebreal agli studenti dell’università di Catania: «Lottate per la libertà»

Di Redazione |

Elegante nel suo vestito colore verde, con un sorriso raggiante che però lasciava trasparire le “ferite” che hanno segnato la sua vita, ma anche quella forza e il coraggio per vincere la «battaglia contro tutte le ingiustizie, per la libertà e per i diritti delle donne con la speranza di consegnare un futuro migliore alle prossime generazioni».

Si è presentata così, ieri pomeriggio, Rula Jebreal nell’auditorium “De Carlo” del Monastero dei Benedettini riaperto per l’occasione per ospitare la giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva italo-israeliana di origine palestinese.

«È bello vedervi qui. Sono sbarcata poche ore fa in Italia e Catania è la prima tappa» le prime parole della scrittrice e docente universitaria, un “vulcano” di energia che ha affascinato per oltre un’ora e mezza studenti, docenti e tanta gente comune che non è voluta mancare all’incontro moderato dalla giornalista Rosa Maria Di Natale e aperto dal rettore Francesco Priolo, dal direttore del Dipartimento di Scienze umanistiche, Marina Paino, e dalla delegata d’Ateneo alle Pari opportunità Adriana Distefano.

Una “conversazione” organizzata dal Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania, in collaborazione con Taobuk, che ha preso spunto dall’ultimo libro della giornalista pluripremiata, “Il cambiamento che meritiamo – Come le donne stanno tracciando la strada verso il futuro” (Milano, Longanesi, 2021). Proprio Antonella Ferrara, presidente e direttore artistico di Taobuk, presente nell’auditorium, ha donato una targa alla scrittrice.

«Il libro nasce dalla voglia di raccontare la storia di mia mamma, stuprata dal patrigno e alla quale è stato imposto il silenzio. Quando ha raccontato la sua storia non è stata creduta, un’ingiustizia doppia che l’ha portata al suicidio quando io avevo appena 5 anni. Molte donne non vengono credute, sono colpevolizzate anche quando vengono violentate. E con questo libro voglio creare un “risveglio” della società, un cambiamento, una rete di ascolto per tutte le donne violentate, abusate, maltrattate che non devono pensare di essere sole. Mi auguro che questo libro possa parlare a queste donne e alle future generazioni» ha aggiunto Rula Jebreal, da anni impegnata nella battaglia per i diritti delle donne.

«La libertà è una lotta continua e costante nel tempo, basta che ci fermiamo un attimo e tutto può essere cancellato. Dobbiamo stare attente, vigili e anche un po’ arrabbiate se vogliamo vincere le battaglie contro le ingiustizie da fare per voi, per le vostre sorelle e figlie, per il vostro Paese. Pensate alla storia di Nadia Murad, schiava dell’Isis, venduta a molte bande, stuprata da molti uomini. Hanno ucciso tutta la sua famiglia, ma lei non si è nascosta, è scappata ed è diventata premio Nobel per la Pace 2018. Adesso sta costruendo scuole, orfanatrofi, ospedali nel suo Paese e nel mondo per le donne» ha raccontato Rula Jebreal.

«La vita ci mette sempre davanti a delle scelte, difficili, e occorre il coraggio di farle se vogliamo migliorare il mondo. E in questo contesto invito a riflettere anche gli uomini, a volte “anonimi”, nascosti dietro silenzi, non siate complici. C’è bisogno anche di voi per vincere questa battaglia trasversale contro tutte le discriminazioni, per la democrazia, per una società giusta e equa» ha aggiunto.

E non sono mancate le “bacchettate” al mondo politico e giornalistico italiano «che hanno una responsabilità enorme sul piano culturale e morale eppure adottano ancora un linguaggio violento contro le donne, basti pensare al caso di Laura Boldrini che ha ricevuto minacce di stupri e di morte o alla senatrice a vita Liliana Segre».

E poi ci sono le discriminazioni in tutti gli ambiti. «Tutte le donne devono avere le stesse opportunità degli uomini, non possiamo essere escluse o discriminate per il nostro genere – ha attaccato la giornalista -. Le donne non sono meno competenti eppure, così come confermano i dati Ocse, i ruoli chiave nei media, nella politica italiana e negli istituti di cultura sono occupati sempre dagli uomini. Basta vedere le task force della sanità, sono quasi tutti uomini e non credo che manchino le ricercatrici. L’augurio è che si arrivi presto al livello di altri Paesi europei, che non si debba nemmeno chiedere la parità, deve essere automatica in qualsiasi iniziativa culturale, sociale, economica. Il messaggio che stiamo mandando oggi alle bambine che stanno crescendo è che se volete parità dovete andare all’estero».

«Non è un caso che l’Italia nelle classifiche mondiali sia molto vicina al Marocco e lontana dalla Francia e della Germania – ha continuato – Ci sono i paesi del Nord Europa come Svezia, Finlandia e Norvegia che sono i primi in assoluto per libertà di espressione, parità salariale, inclusione, parità di genere. Tutto ciò si riflette anche sull’economia del Paese che sta perdendo miliardi di euro l’anno perché non rispetta e non investe sulla parità di genere. Non è adeguato ai tempi che viviamo, al XXI secolo, ma soprattutto non è adeguato al passo dell’Europa. Non possiamo più aspettare. Questa è un’emergenza nazionale come lo è la pandemia di Covid-19».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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