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Da Giotto a de Chirico, i tesori dell’arte a Catania

Di Redazione |

Da domani e fino al 20 maggio 2018 il Castello Ursino di Catania ospiterà “Da Giotto a de Chirico – I Tesori nascosti”. La mostra, a cura di Vittorio Sgarbi, eĢ€ un progetto di Contemplazioni, con il patrocinio del Comune di Catania, promossa da Fenice Company Ideas e dalla Fondazione Cavallini Sgarbi, con il sostegno di SAC e di Confcommercio Catania, SNAG (Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai), FIT (Federazione Italiana Tabaccai) e Sostare.

L’esposizione racconta attraverso preziosi tesori “nascosti” lo svolgimento della storia dell’arte italiana, da Giotto, l’artista che ha rinnovato la pittura a Giorgio de Chirico che, affascinato dell’arte antica, fu il principale esponente della pittura metafisica, attraverso la quale tentoĢ€ – spiega una nota – di svelare gli aspetti piuĢ€ misteriosi della realtaĢ€. La mostra offre al visitatore un’ampia panoramica sui soggetti affrontati dagli artisti, da quello sacro alle raffigurazioni allegoriche e mitologiche, dal genere del ritratto a quelli del paesaggio e della natura morta.

In esposizione tra l’altro la “Madonna” di Giotto e due teste muliebri marmoree, prime sculture “italiane” riferite a un maestro federiciano della metaĢ€ del Duecento, la “Madonna in trono con il Bambino” di Antonello de Saliba (1497), la “Madonna in gloria con i santi Antonio da Padova e Michele Arcangelo” di Severo Ierace (1528 circa), la “Vergine Maria” di Paolo Veronese (1565-1570), “Maddalena addolorata” di Caravaggio (1605-1606), “Ercole e Onfale” di Giovanni Francesco Guerrieri (1617-1618), “Santa Caterina da Siena adora il Crocifisso” di Giovanni Battista Caracciolo detto Battistello (1622), il “Profeta” di Jusepe Ribera (1613 circa), “Il ritorno del figliol prodigo” di Mattia Preti (1640-1645), “Allegoria della pittura” di Guido Cagnacci (1650- 1655) e “Allegoria dell’Inverno” di Giusto Le Court (1660-1670). Tanti i capolavori della pittura del Settecento e dell’Ottocento come la “NativitaĢ€ di Cristo” di Ignaz Stern detto Ignazio Stella (1728), “Oro di Pompei (o Oro di Napoli)” di Domenico Morelli (1863-1866 circa) e “Piccolo cantiere” di Francesco Lojacono (1880-1890 circa). Approdati al Novecento, si possono ammirare importati opere di celebri maestri, tra le quali, solo per citarne alcune, “Il vecchio padre” (1906) di Antonio Mancini, “Il vaso giapponese” (1923) di Camillo Innocenti, “Interno con vaso di fiori” (1949) di Filippo de Pisis, “I Bagni misteriosi” (1937-1960) di Giorgio de Chirico, “Il tavolo del maresciallo” (1957) di Pippo Rizzo e “Damigiana e bottacino (Natura morta nordica)” del 1959 di Renato Guttuso.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA