Referendum, ecco quali sono gli otto quesiti sui quali la Consulta deve pronunciarsi
Il 15 febbraio il voto sulla ammissibilità o meno. Se ci sarà il via libera si va alle urne in primavera
Martedì 15 febbraio la Corte Costituzionale deciderà sul futuro di otto quesiti referendari, sei sulla giustizia, uno sull'eutanasia e uno sulla depenalizzazione di coltivazione e uso personale della cannabis. I quindici giudici della Consulta dovranno decretare l'ammissibilità o meno dei referendum.
Ecco quali sono i quesiti referendari: sei riguardano la giustizia, uno l’eutanasia, l’ultimo la cannabis. Se ammessi, potrebbero essere sottoposti al voto popolare in una domenica di primavera.
LA GIUSTIZIA - I sei quesiti sulla giustizia sono stati promossi dai Radicali, dalla Lega e da nove consigli regionali di centro-destra ( Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto). Riguardano: l’elezione dei consiglieri togati del Csm, la responsabilità civile e le valutazioni sulla professionalità dei magistrati, la separazione delle carriere tra giudici e pm, la carcerazione preventiva e la legge Severino. Tra fisiche ed elettroniche, la Lega ha contato oltre 4,2 milioni di firme raccolte, stipate in ben 368 scatoloni che hanno riempito tre furgoni, ma anche in sei hard disk che contengono le firme digitali e i certificati elettorali. Sarebbe bastata la richiesta di referendum di soli cinque consigli regionali, ma la ratio dei promotori è stata 'melius est abundare...'.
LA CANNABIS - Sono oltre 630mila le firme raccolte in poco più di un mese e depositate a sostegno del quesito sulla cannabis. Secondo i promotori circa la metà dei sottoscrittori sono giovani dai 18 ai 30 anni. La mobilitazione è stata portata avanti in particolare grazie allo strumento della firma digitale, introdotta con un emendamento del parlamentare radicale Riccardo Magi. Nello specifico, il quesito - depositato dalle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione e da alcuni rappresentanti dei partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani - propone «di intervenire sia sul piano della rilevanza penale, per quanto riguarda le condotte legate alla cannabis, sia su quello delle sanzioni amministrative in riferimento alla detenzione». Obiettivo: depenalizzarne la coltivazione e l’uso personale.